‘Possibile arrivare a 120 milioni di poveri entro il 2030’ dice il relatore della Nazioni Unite su povertà e diritti umani. ‘Le misure in campo non ci salveranno dal disastro imminente’
Il pianeta rischia un “apartheid climatico”, in cui i ricchi hanno i mezzi per sfuggire alla fame “mentre il resto del mondo è lasciato a soffrire”. E’ l’allarme di Philip Alston, relatore speciale dell’Onu sull’estrema povertà. Il funzionario ha presentato ieri un rapporto al Consiglio dei diritti umani dell’Onu, di cui danno notizia oggi Bbc e Guardian.
L’esperto ha criticato le misure adottate dagli organismi delle Nazioni Unite come “palesemente inadeguate” e che non salveranno la Terra dal “disastro imminente”.
L’australiano Alston fa parte di un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite. L’avvertimento chiave del rapporto, basato sulle ultime ricerche scientifiche e presentato a Ginevra, è che i poveri del mondo rischiano di essere colpiti più duramente dall’aumento delle temperature e dalla potenziale penuria di cibo e dai conflitti che potrebbero accompagnare questo cambiamento. Si prevede che le nazioni in via di sviluppo soffriranno almeno il 75% dei costi dei cambiamenti climatici, nonostante il fatto che la metà più povera della popolazione mondiale generi solo il 10% delle emissioni di CO2.
“Il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà”. E’ l’allarme lanciato dal relatore speciale dell’Onu sull’estrema povertà e i diritti umani, Philip Alston. Il quale ha avvertito che il climate change “potrebbe condurre oltre 120 milioni di persone in più in povertà entro il 2030”. “Ancora oggi – ha aggiunto – troppi Paesi stanno facendo passi miopi nella direzione sbagliata”.
Ansa
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