Non ha intenzione di ricandidarsi. A giugno la Conferenza dei rettori eleggerà il nuovo presidente e Guido Trombetti, rettore della Federico II di Napoli, ai vertici della Crui dal 18 maggio 2006, ha già chiarito le sue intenzioni. Dice che è una decisione maturata da alcuni mesi perché ritiene utile il ricambio. Una decisione dovuta anche al fatto che un impegno così intenso a Roma comporta inevitabilmente un calo di attenzione alle problematiche proprie di un megateneo di appartenenza come il suo.
Lo ha scritto a chiare lettere inviando per tempo una mail ai colleghi rettori. Ma la sensazione è che il passo indietro arrivi proprio nel momento di maggiore evidenza della debolezza del suo mandato. Alla vigilia delle elezioni di due anni fa, quando fu eletto al terzo scrutinio, Trombetti era fiducioso. “Le strategie da adottare sono semplici, bisogna trovare nuove risorse. Questo è un compito che spetta al governo e dai feadback avuti abbiamo ragione di credere che gli addetti ai lavori si adopereranno in questa direzione”. È quanto aveva dichiarato in un’intervista rilasciata a noi del Corriere dell’Università e del Lavoro all’indomani del nuovo incarico. Ma non è andato tutto come previsto.
Anche se lo scorso settembre a piazza Rondanini erano arrivati i ministri Mussi e Padoa-Schioppa a far visita al mondo accademico per sottoscrivere un patto che avrebbe portato qualche soldo nelle casse dei più meritevoli, le promesse non hanno avuto un reale seguito. La situazione è precipitata a partire dalla legge Finanziaria, che in extremis ha tolto alle università per dare agli autotrasportatori. Di quell’accordo quindi è rimasto ben poco, e ancora oggi i fondi continuano ad essere distribuiti su dati storici che non corrispondono all’attuale situazione degli atenei.
A marzo poi, un gruppo di dodici atenei ha alzato la testa e si è proposto come diretto interlocutore del governo costituendo l’Associazione per la qualità delle università italiane. Questi atenei hanno iniziato a votare contro nell’assemblea di piazza Rondanini durante le decisioni clou della Conferenza, ma il vero boccone impossibile da mandare giù è stata la totale noncuranza dell’esecutivo (che ha governato fino a un mese fa) nei confronti del mondo dell’università. E se a rappresentare l’accademia nel dialogo con il governo doveva essere la Crui, è evidente che qualche cosa non ha funzionato.
Ma a detta del presidente uscente non sono state le controversie interne a determinare la sua decisione: “Non si tratta certamente di un gesto di superbia dettato dagli ultimi momenti fortemente dialettici vissuti dall Assemblea. Ci mancherebbe altro. Una comunità che non attraversa fasi di asprezza vegeta, non vive”. E nella sua mail dice che non toccherà a lui giudicare la qualità del suo operato. Ma forse la risposta, implicita, l’ha già avuta dai colleghi, quando accusano la Crui di incapacità di reagire e di saper fare solo piagnistei.
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