Sembrava che si fossero assopiti, invece stavano aspettando il momento migliore per tornare all’attacco. Gli undici rettori che lo scorso marzo fondarono l’Aquis, Associazione per la qualità delle università statali, in autonomia rispetto alla conferenza dei Rettori, continuano a farsi sentire e questa volta con una lettera aperta in cui si rivendica la necessità di cambiare la Crui.
L’occasione è l’imminente rinnovo dei vertici della conferenza e, oltre a fare un’analisi dei problemi del sistema universitario italiano, gli undici rettori avanzano anche delle proposte per un possibile miglioramento.
Il rinnovo che propongono è nel segno dell’autonomia universitaria, con la logica della “collaborazione competitiva”, tenendo conto delle forti differenze che esistono tra ateneo e ateneo, con la conseguente difficoltà di procedere con uno sviluppo unitario.
Nella lettera si punta il dito contro la Crui per non aver fatto sentire la sua voce prendendo le distanze da gravi episodi avvenuti in alcuni atenei che hanno gettato discredito sull’intero sistema. Sotto accusa anche l’eccessiva frammentazione del sistema universitario e i conti in disordine, il vero spauracchio da combattere, perché, si legge, solo con un buon andamento economico si può attuare una governance efficiente.
Ma il tasto più dolente su cui battono gli undici Magnifici è sempre lo stesso: la valutazione. I risultati, dicono, dovrebbe avere effetti sulla distribuzione delle risorse e i risultati della ricerca dovrebbero pesare per almeno il 50% nell’attribuzione dei fondi.
Appuntamento al 19 giugno, prossima assemblea generale della Crui. Ma già si sa che l’attuale presidente, Guido Trombetti non si ripresenterà, come ha scritto mesi fa in una lettera ai suoi colleghi. Chissà che non sia proprio nel nuovo leader che sperano gli undici “dissidenti”.
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