Il Cnvsu certifica il flop del 3+2

laurea.jpgChe il sistema universitario andasse riformato era un fatto. Che lo si dovesse rendere più agile e snello e più vicino al mercato del lavoro anche. L’idea di prevedere un primo triennio base (3) seguito da un biennio specialistico (2) di per sé non era peregrina. Eppure, alla prova dei fatti, il famigerato 3+2 si è rivelato – sotto diversi aspetti – fallimentare.
Lo dimostrano le cifre contenute nell’ultimo rapporto stilato dal Cnvsu (Comitato Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario): la Riforma dell’Università che – sei anni fa – ha introdotto il «3+2» non ha prodotto i risultati sperati. Anzi: sono aumentati gli studenti-lumaca (ogni 10 iscritti quattro sono fuoricorso) ed è anche diminuita del 2,5% la regolarità negli studi. Insomma quasi un disastro.
Matricole in calo. Una riforma che non ha certamente reso più attraente il nuovo sistema, anzi. Sempre meno «maturi», infatti, scelgono di diventare matricole. La domanda di formazione al sistema universitario italiano riformato, caratterizzata da dinamiche positive negli ultimi anni, presenta, infatti, segnali di inversione di tendenza nell’anno accademico 2006-07. Il numero totale di iscritti alle università si è praticamente stabilizzato da circa quattro anni un po’ sopra il milione 800 mila unità. Dopo un triennio di aumento generalizzato degli immatricolati, (dall’a.a. 2001/2002 al 2003/2004) con la punta massima raggiunta pari a circa 338 mila unità, dall’anno accademico 2004/05 è iniziata una diminuzione progressiva, che si attesta nel 2006/07 sulle 308 mila unità.
Troppi “irregolari”. A suscitare preoccupazione sono anche le cifre relative ai fuoricorso e alla quota di abbandoni dopo il primo anno, nonché il numero medio di crediti acquisiti annualmente dagli studenti. Ogni dieci studenti iscritti, ben quattro sono fuori corso («non regolari»). La loro percentuale, pari al 40,7%, rappresenta il valore più alto registrato in tutto il periodo considerato. Gli studenti iscritti in corso (i «regolari») sono poco più di un milione, pari al 59,3%«. Non solo, per i corsi del nuovo ordinamento, la regolarità negli studi si è ridotta del 2,5% rispetto all’anno accademico precedente, toccando i valori più bassi dall’introduzione della riforma.
1 su 5 abbandona. Resta invariata al 20% la quota degli «abbandoni»: per ogni cinque studenti immatricolati, uno lascia gli studi dopo il primo anno. La percentuale, dopo una lieve flessione nei primi anni della riforma, sottolinea il Rapporto, indica la necessità di una più efficace attività di orientamento e tutoraggio nei confronti dei nuovi ingressi.
Oasi numero chiuso. Nonostante le critiche il cosiddetto numero chiuso funziona. Secondo il rapporto, infatti, le facoltà con gli studenti più «regolari» sono quelle dove vi sono prove di selezione all’ingresso e accessi programmati.
Laureati sì, ma con ritardo. Quanto al numero dei laureati nel 2007, così come nel 2005 e nel 2006, il gettito di laureati dell’università italiana supera le 300mila unità. Per l’esattezza, sono 300.131 nel 2007, erano 301.376 nel 2006 e 301.298 nel 2005. Si tratta di numeri importanti che elevano considerevolmente il tasso di laureati in età giovanile nel nostro Paese, anche in rapporto alla media europea. Ma meno di uno su tre si laurea nei tempi previsti. Considerando i corsi di laurea di primo livello, infatti, dal confronto tra gli anni 2005, 2006 e 2007, si evidenzia la flessione sia della proporzione di laureati in corso (dal 34,8% nel 2005, al 30,3% nel 2006, fino al 29,9% nel 2007), sia di quelli che hanno conseguito il titolo un anno oltre la durata normale del corso (10,2% in meno rispetto al 2005).

Manuel Massimo

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