Prima che il disegno di legge sull’Università approdi al Consiglio dei Ministri – comunque dopo le elezioni Europee del 6 e 7 giugno prossimi – le associazioni della docenza e le organizzazioni sindacali hanno chiesto compatte un incontro con il ministro Mariastella Gelmini per discuterne i contenuti. Al momento, però, non esiste un documento ufficiale su cui esprimere commenti e osservazioni. E molte sono ancora le questioni aperte sul tavolo.
Lo rileva oggi in una nota il Coordinamento Nazionale dei Ricercatori Universitari (Cnru), facendo seguito alla lettera aperta circolata ieri, osservando che a tutt’oggi circolano diverse bozze ufficiose e comunque non rispondenti al documento che sarà realmente presentato in Consiglio dei Ministri.
Ad ogni modo, sulla base dei contenuti “ufficiosi”, il Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari esprime – ed aveva già espresso, durante l’incontro del 19 maggio con il dirigente del Miur Antonello Masia – forti perplessità riguardo ad alcuni punti “controversi”. In particolare:
– la totale assenza di norme riguardanti lo stato giuridico dei ricercatori universitari (atteso da 29 anni);
– la mancanza di distinzione tra le modalità di reclutamento e di avanzamento di carriera, e la farraginosità delle norme concorsuali che potrebbero costringere i docenti a sottoporsi, di fatto, a due concorsi per ogni passaggio di fascia;
– la costruzione a priori di una struttura piramidale della docenza senza un corrispondente adeguamento economico soprattutto per le fasce più basse;
– le norme sulla governance che conferirebbero un potere assoluto ai rettori senza adeguati contrappesi, spogliando di fatto il senato accademico della sua funzione di indirizzo e di controllo;
– l’assenza di provvedimenti che risolvano il problema del precariato universitario, giunto ormai a livelli insopportabili per quanti attendono da anni un inquadramento definitivo all’interno dell’Università.
Insomma, molti nodi della Riforma sono ancora da sciogliere e, proprio per questo, le richieste provenienti “dalla base” del mondo accademico dovranno trovare udienza in un tavolo di confronto ministeriale. Quanto prima.
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