Chi ricerca trova, l’università scopre l’hi-tech

tecnologia.jpgUna ricerca innovativa e alle esigenze del business, che possa rapportarsi con il mercato e sviluppare applicazioni di altissima tecnologia. In una sola parola: hi tech.

Per creare ed erogare servizi secondo le nuove esigenze dell’economia e della società, le università italiane hanno stabilito di mettersi al passo con i tempi e non sono poche quelle che hanno deciso di fondere i principi del management con le severe regole di una ricerca, specialmente a base ingegneristica.

Sulla stessa lunghezza d’onda e animata dagli stessi principi è la nuova disciplina accademica della Scienza dei servizi, In Italia è arrivata già nel 2006 grazie ad Ibm, che ha stretto accordi con alcune importanti università italiane. In realtà il modello sta decollando specialmente negli ultimi anni attraverso accordi tra università e colossi della tecnologia.

All’Università di Castellana, ad esempio, Ibm ha inviato a titolo gratuito consulenti e progettisti per tenere lezioni per oltre 200 ore. Non da meno Acer che da anni lavora con MIp Politecnico di Milano per offrire agli studenti percorsi d’eccellenza, come Acer academy. La scuola consente, infatti, di appropriarsi di strumenti teorici e pratici per competere sui mercati internazionali.

Un altro insegnamento a fare ricerca hi-tech proviene da Monza , in particolare dalla Cisco photonics, dove si progettano reti ottiche a larghi sisma banda. Circa 200 ricercatori lavorano, oggi, per gestire e controllare le reti in fibra a larghissima banda di nuova generazione. E mentre Cisco decolla, la ricerca sta assumendo altri collaboratori pronti a scommettere su di lei.

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