Guida alla Scelta – SdC Il (duro) mestiere di comunicare

scienzedellacomunicazione.pngFacoltà per facoltà, una panoramica sul “futuro che ti aspetta”: un utile vademecum per affrontare al meglio la scelta del percorso universitario. Nella nostra Guida in edicola troverete inoltre: tutti i corsi di laurea, le città dove studiare, gli obiettivi formativi, gli sbocchi occupazionali e i profili preferiti dalle aziende.
Solo il 18% è decisamente soddisfatto del proprio percorso di studi. È il dato estrapolato dall’ultima indagine Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati triennali in Scienze della Comunicazione che decidono però massicciamente di iscriversi a un corso di laurea specialistica (82,4%) dopo il titolo di primo livello.
La maggior parte del collettivo intervistato ha già avuto esperienze di lavoro durante gli studi, ma solo per il 22% dei giovani si è trattato di un impiego coerente con il proprio percorso. Molti, infatti, hanno dovuto fare i conti con contratti di lavoro occasionale, saltuario o stagionale (40%), a fronte dell’11% di studenti – lavoratori intervistati. Marketing, comunicazione, pubbliche relazioni restano gli ambiti lavorativi di più forte appeal (85,5%), seguiti dal settore pianificazione e organizzazione (66%) e da quello delle risorse umane (62%). Ambiti molto diversi tra loro in cui tuttavia è la versatilità dei laureati in Comunicazione a essere maggiormente apprezzata.
Il mercato del lavoro dimostra un’attenzione costante nei loro confronti, soprattutto perché apprezza le capacità e la predisposizione all’adattamento dei giovani comunicatori. Alla prova con il mercato essi rispondono molto bene, riuscendo a trovare buoni margini di ingresso nei settori propri della comunicazione. A un anno dalla laurea quasi il 60% trova un’occupazione, innanzitutto nell’area istituzionale e d’impresa (48%), e in particolare nel settore pubblicitario e nella gestione della comunicazione aziendale, un quarto nelle redazioni che operano nei new media, mentre un quinto è entrato a vario titolo (e con varie forme contrattuali) nelle redazioni radio-televisive e giornalistiche.
Questo aspetto positivo non garantisce però la stabilità occupazionale. Due terzi dei laureati hanno tipologie contrattuali non standard: la maggioranza ha un contratto a progetto o a tempo determinato. Poco più di un quinto gode di una situazione professionale consolidata, ma si tratta per lo più di coloro che svolgono attività non concernenti la comunicazione e nelle quali erano inseriti ancor prima di laurearsi. A tre anni la quota di quanti svolgono attività lavorative sfiora quasi il 90%. Dal conseguimento della laurea l’ingresso nel mercato del lavoro avviene in tempi abbastanza brevi: quasi il 40% trova un’occupazione entro i primi tre mesi.
Gli strumenti più efficaci nella ricerca del lavoro risultano essere l’invio di curricula anche in relazione all’uso ormai consolidato della Rete come canale/motore di ricerca di opportunità di inserimento lavorativo, ma anche le reti informali continuano a giocare un ruolo non di poco conto. La scelta dello stage, in particolare, si dimostra utile sia come prima esperienza nel mondo del lavoro, seguita dall’inserimento all’interno di altre strutture, sia come momento di accesso diretto alla professione. Attenzione a non diventare “stagista seriale” però…

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