Facoltà per facoltà, una panoramica sul “futuro che ti aspetta”: un utile vademecum per affrontare al meglio la scelta del percorso universitario. Nella nostra Guida in edicola troverete inoltre: tutti i corsi di laurea, le città dove studiare, gli obiettivi formativi, gli sbocchi occupazionali e i profili preferiti dalle aziende.
Cinque anni all’insegna di una preparazione scientifica e teorico-pratica. L’area di studi in Medicina Veterinaria appartiene alle cosiddette lauree a ciclo unico, per le quali il rilascio del titolo, equipollente alla laurea specialistica/magistrale di secondo livello, è previsto soltanto al completamento degli studi e non dopo i primi tre anni.
In particolare i primi quattro anni di corso sono costituiti da discipline obbligatorie e comuni per tutti gli studenti, mentre nel 5° anno di corso, oltre agli insegnamenti comuni, viene offerta l’opportunità di frequentare un corso integrato professionalizzante (Medicina del cane e del gatto; Chirurgia e ostetricia del cane e del gatto, Allevamento e clinica dei ruminanti; Allevamento e clinica del cavallo; Allevamento e clinica del suino e delle specie minori; Allevamento e clinica delle specie non convenzionali; Medicina veterinaria preventiva; Medicina veterinaria sperimentale), volto a fornire competenze in uno specifico settore dell’attività professionale.
Non finisce qui. Il percorso formativo comprende un tirocinio pratico obbligatorio al fine del conseguimento del titolo accademico e dell’ammissione all’esame di stato. Il superamento dell’Esame di Stato è condizione indispensabile per l’iscrizione all’Albo Professionale e per inserirsi sul mercato del lavoro. Ma non sono pochi i ragazzi che una volta laureati incontrano problemi ad esercitare un’attività libero-professionale, così alcuni dottori preferiscono operare nel servizio sanitario nazionale, nell’industria pubblica e privata (zootecnica, farmaceutica, mangimistica, di trasformazione degli alimenti di origine animale) e negli enti di ricerca, piuttosto che esercitare la propria professione autonomamente.
Secondo l’ultimo rapporto Istat sull’inserimento professionale dei laureati “anche la remunerazione non è fonte di grandi soddisfazioni anche se molto dipenderebbe dalla posizione nella professione”: i guadagni più elevati infatti sono una “prerogativa” dei lavoratori autonomi, mentre salari più bassi spettano a chi lavora a progetto; per i laureati del gruppo medico è comunque rilevante la percentuale di persone molto o abbastanza soddisfatte soprattutto dell’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università. Rispetto al 2000/01 (ultimo anno prima dell’entrata a regime della riforma) infatti sono aumentate le matricole nel settori medico (35,7%), mentre ridotti sono gli abbandoni (3,5%).
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