Quando la maturità diventa evasione

Protagonista di numerosi film e di diverse canzoni (come abbiamo ricordato nelle Guide degli anni scorsi), la maturità è divenuta talvolta anche tema letterario. In diversi romanzi, infatti, intravediamo l’Esame di Stato come sfondo al percorso di crescita di personaggi adolescenti, più o meno frivoli a seconda dell’autore che li ha generati e del periodo storico in cui sono stati collocati. Tra i tanti esempi possibili, basti qui ricordare due nomi agli antipodi: Elio Vittorini e Federico Moccia.

Protagonista di numerosi film e di diverse canzoni (come abbiamo ricordato nelle Guide degli anni scorsi), la maturità è divenuta talvolta anche tema letterario. In diversi romanzi, infatti, intravediamo l’Esame di Stato come sfondo al percorso di crescita di personaggi adolescenti, più o meno frivoli a seconda dell’autore che li ha generati e del periodo storico in cui sono stati collocati. Tra i tanti esempi possibili, basti qui ricordare due nomi agli antipodi: Elio Vittorini e Federico Moccia.
Il primo descrisse la maturità come uno degli spartiacque tra giovinezza ed età adulta nel Garofano Rosso, dove il protagonista Alessio Mainardi, dopo una bocciatura clamorosa, una batosta d’amore e una delusione politica (siamo negli ani del fascismo), decide di impiegare tutte le proprie energie sui libri. Il secondo, invece, sfiora il tema dell’Esame di Stato in Scusa, ma ti chiamo amore, dove le delusioni, le conquiste, le scoperte – e dunque la crescita – della protagonista si manifestano esclusivamente sul piano degli affetti.
Nei due esempi che riportiamo in questa pagina, entrambi caratterizzati da un interessante e a tratti grottesco intreccio tra fantasia e realtà, l’esame conclusivo del ciclo scolastico gioca più centrale. Il primo brano è tratto da Esame di maturità (Rizzoli, 2001), libro che il suo autore, Aurelio Picca, ha così descritto: “Questo romanzo l’ho scritto tra il ’93 e il ’94. E della giovinezza non ne ho fatto un mito. Quando scrivevo il diario sentivo che essa era un delirio, come la vita. Né più né meno. E siccome per far recitare il delirio non avevo bisogno del teatro, ma di una palestra, ho pensato che sarebbe stato meglio esibirlo a scuola. Così il delirio si è trasferito nei giorni e nei mesi che regolano un anno scolastico, fino al fatidico esame di maturità, che oggi si chiama con un altro nome. In un anno scolastico mi sono assunto la responsabilità di cucire insieme Annalisa, Pontormo, Dolce e Gabbana, Cuore, Cocaina, i bamboli che ho partorito io stesso. Ho preso a calci e esaltato la scuola sputando sui muri della sua palestra”.
Il secondo brano che riportiamo è scaturito dalla penna di Antonio Scurati ed è tratto dal libro vincitore del Premio Campiello “Il sopravvissuto” (Bompiani 2005), storia folle di un maturando che il giorno dell’orale stermina la commissione esaminatrice…
(I brani di Aurelio Pica e Antonio Scurati sono scaricabili sul sito corriereuniv.it nella sezione edicola – Guida alla Maturità)

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