Laureati in carriera: è il momento di pagare le tasse

Il nuovo modo per finanziare le università arriva dalla Gran Bretagna. Si tratta di un sistema di tassazione legato al futuro reddito degli studenti, sostituendo il meccanismo attuale che prevede prestiti dello stato a chi vuole iscriversi all’università che vengono poi ripagati, senza distinzioni di reddito, una volta che gli studenti hanno trovato lavoro.

Il nuovo modo per finanziare le università arriva dalla Gran Bretagna. Si tratta di un sistema di tassazione legato al futuro reddito degli studenti, sostituendo il meccanismo attuale che prevede prestiti dello stato a chi vuole iscriversi all’università che vengono poi ripagati, senza distinzioni di reddito, una volta che gli studenti hanno trovato lavoro.
La proposta, attualmente in esame presso il governo, è stata lanciata dal ministro delle attività produttive, Vince Cable, durante un incontro a Londra. Nell’ambito di una revisione totale del finanziamento delle università britanniche, Cable ha dichiarato: «Non è giusto che un insegnante o un ricercatore debbano sostenere le stesse spese universitarie di un avvocato o di un chirurgo, che guadagnano molto di più».
Secondo il progetto in esame, gli studenti sarebbero comunque chiamati a estinguere il loro debito universitario dopo la laurea. Ma chi guadagna di più paga di più, mentre ora tutti gli studenti pagano il loro debito allo stesso modo, con l’unica regola che si inizia a pagare quando si trova un lavoro da almeno 15.000 sterline l’anno. Lo scopo primario della modifica è di aumentare il totale dei contributi degli studenti alle università, chiedendo uno sforzo maggiore ai più ricchi, in modo da riequilibrare la mancanza di fondi pubblici.
Intanto, però, è già emergenza sul numero delle aspiranti matricole, che quest’anno, complice la crisi economica: oltre 660 mila, il 12% in più che l’anno passato. Tra di loro ci sono anche 100 mila stranieri, ovvero il 15% in più rispetto al 2009. Il limite alle iscrizioni posto dal governo – dice il Daily Telegraph – porterà però a 225 mila rifiuti. Numeri che hanno fatto scattare il campanello d’allarme del sindacato dei professori universitari, il University and College Union, che senza mezzi termini ha bollato l’annata come «la generazione perduta» delle matricole. Coloro che, cioè, pur avendo l’interesse a perseguire un’istruzione universitaria non ne saranno in grado causa mancanza di fondi.

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