ITER: risposta alla "fame" di energia

Riuscirà l’era del post-petrolio a subentrare all’era del petrolio senza soluzione di continuità? Oppure ci sarà uno scalino, un divario da superare? Oggi siamo 6,7 miliardi e i demografi calcolano, per metà secolo, 9 miliardi di cittadini del mondo…

Riuscirà l’era del post-petrolio a subentrare all’era del petrolio senza soluzione di continuità? Oppure ci sarà uno scalino, un divario da superare? Oggi siamo 6,7 miliardi e i demografi calcolano, per metà secolo, 9 miliardi di cittadini del mondo, il che lascia pochi dubbi sul futuro andamento dei consumi. Ovviamente, però, la risposta a questa domanda non c’è. Vista con gli occhiali della storia è probabilmente la più grande sfida che il genere umano abbia mai affrontato.
L’era del posto petrolio è al capolinea?
Le risposte che il mondo scientifico e politico si stanno preparando a dare in merito all’energia, devono innanzi tutto tener conto in che percentuale, sul fabbisogno di energia, possano pesare le cosiddette energie rinnovabili. Concordemente si ritiene che questa percentuale possa rappresentare, nel 2050, il 15% della domanda complessiva di energia. D’altronde il nucleare di terza generazione, già disponibile, e quello di quarta generazione allo studio, presentano notoriamente grandi problemi di sicurezza e, soprattutto, di confinamento delle scorie radioattive.
La risposta migliore, quella che attrae l’attenzione maggiore del mondo scientifico, tecnologico e politico, e che potrebbe essere definita la più grande scommessa in corso per l’umanità, è quella della produzione di energia sfruttando la “fusione nucleare”.
La fusione nucleare controllata, infatti, utilizza materiali (deuterio e trizio) presenti in natura in enormi quantità, non è radioattiva, non produce scorie e soprattutto è sicura, perché non è in grado innescarsi autonomamente senza controllo, come può avvenire in una centrale nucleare attuale (Cernobil tristemente insegna).
Naturalmente i problemi da superare sono enormi; ed è soprattutto a questi che è rivolta l’attenzione del mondo scientifico e tecnologico, che sta analizzando, definendo e attuando grandi progetti propedeutici alla realizzazione delle prime centrali che producano energia da fusione nucleare.
La scommessa – il progetto I.T.E.R.
Il più importante di questi è il progetto I.T.E.R. (International Thermonuclear Experimental Reactor), più comunemente inteso nel suo significato latino di “cammino”. Si tratta della costruzione di un impianto di fusione sperimentale, chiamato ITER, il maggiore progetto scientifico per la ricerca sull’energia nel mondo, che ci consentirà di capire come innescare la fusione, controllarla, e mantenerla stabile. Il preludio ai veri e propri reattori di produzione energetica. Esso alla fine avrà coinvolto più di mille tra ricercatori, ingegneri e tecnici specializzati nelle discipline scientifiche della fusione, del plasma e della criogenia e in altri settori, quali l’ICT, il project management, l’elettronica, ecc.. .
L’idea di ITER come esperimento internazionale, è stata proposta per la prima volta nel 1985 ed è iniziato come una collaborazione tra l’ex Unione Sovietica, l’Unione Europea e il Giappone sotto gli auspici dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA).
Oggi il consorzio internazionale è costituito dalla Repubblica Popolare Cinese, l’Unione Europea, il Giappone, la Repubblica Coreana, la Federazione Russa, gli Stati Uniti e si è dotato di una struttura di management con a capo un direttore generale (il giapponese Kaname Ikeda) ed un responsabile della costruzione ( il tedesco Norbert Holtkamp). Il progetto ITER è un impegno molto importante sulla via verso l’energia da fusione. Ci si aspetta un costo di circa 10 miliardi di euro nei suoi trentacinque anni di vita sperimentale. I suoi risultati sono di notevole interesse internazionale, ed è quindi un progetto veramente globale.
La parte principale di ITER è la macchina TOKAMAK un reattore che sarà in grado di generare 500 milioni di watt (MW) di energia da fusione, in modo costante e fino a 10 minuti. Sarà 30 volte più potente di ogni altro progetto finora realizzato e di dimensioni molto vicine a quelle dei futuri reattori commerciali. Per quanto riguarda le altre parti tecnologiche che costituiscono l’insieme del progetto, anch’esse si basano su componenti già progettati, e provati, tutti, quantomeno in laboratorio.
Le prime fasi della costruzione di ITER sono iniziate presso il sito individuato dal Consorzio a Caradache, nel sud della Francia, e stanno coinvolgendo esperti delle costruzioni e delle opere pubbliche, con un picco di 2.000 alla fine del 2010, mentre il montaggio del TOKAMAK, previsto alla fine del 2012, impegnerà altri operatori con competenze nell’elettronica, nella meccanica e nella robotica. Il processo di reclutamento è ancora in corso, ed è dedicato ai canditati cittadini dei paesi membri del progetto ITER. Il sito www.anpe.fr/regione/PACA consente di accedere alle opportunità di lavoro legate al progetto ITER.
Enzo Lazzaro, direttore dell’Istituto di fisica del plasma del Cnr a Milano, afferma che: «ITER dovrebbe essere realizzato entro il 2016, con tempi tecnici più o meno simili a una grande centrale nucleare. Poi, se i primi risultati sulla fusione saranno quelli attesi, partirà in Giappone il progetto D.E.M.O., un reattore basato su ITER ma per la piena produzione energetica».
Tutto dipende da Cadarache, quindi. Da un’equazione sviluppata allo JET (Joint European Torus- primo esperimento europeo con configurazione di tipo TOKAMAK) e ritenuta esatta e dal lavoro combinato e di qualità di migliaia di imprese, tecnici e scienziati.

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