Ma quale riforma?

La protesta a Napoli è stata intensa e motivata con il corteo formato da studenti universitari e di scuole superiori che si è riversato per le strade bloccando il traffico. Giovani convinti e consapevoli

La giornata di protesta a Napoli è stata intensa e motivata già dalle prime ore del mattino quando il corteo formato da studenti universitari e di scuole superiori si è riversato per le strade bloccando il traffico da via Acton a via Nuova Marina. Giovani convinti e tristemente consapevoli.
Tanti gli slogan che li hanno accompagnati per le strade della città e che si sono poi riproposti in forma diversa nel dibattito pubblico svoltosi presso la facoltà di scienze politiche della Federico II a cui oltre agli studenti hanno preso parte il Consigliere Angela Cortese, l’Assessore Nicola Oddati, il prof. Matteo Pizzigallo e alcuni ricercatori tra cui Armando Vittoria.
“Sinceramente non credo che questa possa essere chiamata riforma poiché riformare significa investire su qualcosa. Qui non solo non si investe ma il problema grave che stiamo vivendo nasce proprio da una manovra finanziaria che ha scelto di tagliare la cultura” ha esordito la Cortese ricevendo il consenso della sala. Una riforma, quella della Ministra Gelmini, che sta letteralmente mettendo i ragazzi con le spalle al muro. Il prof. Pizzigallo, fortemente dalla parte degli studenti ha iniziato il suo intervento al suon di “Cari amici e compagni” denotando la volontà di orientarsi verso una certa politica: “La politica della giustizia, la politica di chi è cattolico e sta dalla parte dei più deboli”. Esterrefatto per le recenti dichiarazioni della Gelmini in cui fa presente l’intenzione di abolire l’egualitarismo, ha affermato: “Nel ’68 ho lottato personalmente in piazza per ottenere parità di diritti. Oggi non sarà la Gelmini a favorire le classi agiate, non dovete accettare quello che sta accadendo”.
I ricercatori, dal canto loro, si vedono sempre più tagliati fuori e costretti a evadere, scappare all’estero. Il dott. Armando Vittoria, ricercatore della facoltà ha spiegato: “Un intervento strutturale sull’università è necessario ma sicuramente non in questo modo. Il nostro è un paese ridotto troppo male per permettersi cavolate come questo ddl”. Gli studenti (ed anche i docenti e ricercatori presenti) hanno definito questa legge una “porcata” senza precedenti. L’Assessore Oddati ha incoraggiato gli studenti a fare di più spiegando che ormai i suoi coetanei sono “vecchi” per far qualcosa che vada oltre l’appoggiare e condividere i motivi della protesta. “Dovete essere voi la fiamma che illumina tutto, dovete voi coinvolgerci, dobbiamo tutti recuperare il senso di comunità”.
Mirella Secondulfo e Marcello Framondi rispettivamente Presidente del Consiglio degli Studenti e studente della facoltà, hanno spiegato: “Noi non siamo stupidi, sappiamo che la riforma è necessaria, ma questa non è una riforma. Il ddl Gelmini può solo peggiorare le cose. I baroni controllano i baroni, paradossi assurdi. Per “risparmiare” bisognerebbe iniziare a tagliare quei corsi di laurea che hanno massimo cinque studenti. Visto che anche altri atenei campani offrono quei corsi, perché sprecare soldi così?”.

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