I precari alla Gelmini: pronti ai concorsi per presidi

Il Comitato precari liguri della scuola chiede al ministero dell’Istruzione di aprire ai precari che abbiano i requisiti necessari i concorsi a preside. Una posizione condivisa dall’associazione Anief che è pronta a sostenere chi vuole presentare un ricorso a questo fine. Considerando che l’età media è 54 anni per gli insegnanti di ruolo, 43 per i docenti che lavorano con contratti a tempo determinato e 38 per gli iscritti alle graduatorie a esaurimento, i precari liguri fanno notare che «l’età media dei partecipanti, allo stato attuale, sarà superiore ai 54 anni e, di conseguenza, i nuovi dirigenti nasceranno vecchi, quindi (naturalmente solo a livello statistico) incapaci di gestire l’innovazione, le tecnologie, il Clil, l’autonomia scolastica entro ambiti creativi».

Ricordando quindi che i requisiti per partecipare al concorso sono essenzialmente due: assunzione a tempo indeterminato e 5 anni di lavoro a tempo indeterminato, spiegano che in base alla normativa europea «è vietata la discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato». Sulla scorta di queste considerazioni il Comitato dei precari invita il ministero a «rimuovere preventivamente la barriera di accesso relativa all’assunzione a tempo indeterminato ritenendo sufficienti i cinque anni di lavoro nello Stato, maturati anche da tanti insegnanti meritevoli assunti a tempo determinato». Invita quindi i parlamentari delle Commissioni Cultura di Camera e Senato a fare propria questa proposta.

Dal canto suo l’Anief è pronta a far partire i ricorsi. «I cinque anni di servizio previsti dal legislatore come requisito di accesso, possono essere stati svolti anche con contratti a tempo determinato e non soltanto dopo la nomina in ruolo. Con i ricorsi individuali avverso l’esclusione dal bando di concorso prossimo alla pubblicazione (entro il 1 luglio) l’associazione – spiega una nota – in primo luogo, chiederà ai giudici di consentire ai ricorrenti di partecipare al bando di selezione con riserva della sentenza di merito, di disapplicare, quindi, la normativa nazionale (DPR 140/2008) perchè in contrasto con la normativa comunitaria, ed eventualmente, di sollevare alla Consulta questione di legittimità costituzionale dell’art. 1, c. 618, della legge 296/2006».
Fonte: Ansa

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