Studenti al centro del sistema educativo

Una condizione quella dello studente del terzo millennio che presenta criticità e opportunità. Chiediamo a Giovanni Finochietti , della Fondazione Rui e responsabile dell’Indagine Eurostudent, le sue considerazioni sul percorso da intraprendere per migliorare le condizioni educativo – professionali dei giovani

Una condizione quella dello studente del terzo millennio che presenta criticità e opportunità. Chiediamo a Giovanni Finochietti , della Fondazione Rui e responsabile dell’Indagine Eurostudent, le sue considerazioni sul percorso da intraprendere per migliorare le condizioni educativo – professionali dei giovani.

Sorprese rilevanti nell’indagine Eurostudent 2011? In linea generale, si riscontra una sostanziale conferma delle precedenti indagini. Il solo dato che presenta una discreta differenza è l’incremento della mobilità internazionale . I primi anni del post-riforma presentavano un forte calo nella mobilità.

La motivazione verso l’estero era forte, ma si posticipava poiché si preferiva concludere il secondo ciclo di studi che non sempre era ben definito. Con il trascorrere degli anni, con il consolidarsi dei percorsi di laurea magistrale (prima definita specialistica) , la mobilità ha ripreso a crescere, rappresentando un arricchimento personale ed educativo di inestimabile valore.

Ha individuato fattori che differenziano in mondo sostanziale lo studente pre- e post riforma? Racchiudere un insieme di fattori, validi per tutti gli atenei, è un compito arduo, ma complessivamente rispetto al periodo “pre-riforma” si riscontra una maggiore motivazione nella scelta universitaria. E’ venuto meno il concetto dell’università come parcheggio di giovani indecisi poiché la stessa organizzazione non lo permette. Oggi non ci sono studenti “per caso”.Inoltre, il rapporto rileva come l’impegno di studio sia più intenso e richieda continuità e frequenza.

Parlando di primo e secondo ciclo di studi superiori, a suo avviso, perché tanta insoddisfazione tra gli studenti? Il passaggio da un ciclo di studi all’altro comprende un cambio di approccio allo studio, in cui capacità di ricerca e di analisi vanno incrementate. Il nostro sistema non prevede una preparazione che consenta ai giovani di acquisire una diversa metodologia di acquisizione della conoscenza.

Inoltre, non si può tralasciare di considerare la relativa “età acerba” delle magistrali, il cui percorso è ancora in fase di definizione. Sussistono lauree magistrali che non trovano una diretta specularità con le lauree triennali di riferimento e , se da una parte, può comportare un ri-orientamento formativo, dall’altra perde di coerenza il percorso educativo – professionale, intrapreso dallo studente.

Quali gli aspetti non favorevoli della condizione attuale degli studenti? Il processo di Bologna ha sancito la centralità dello studente nell’ambito del sistema universitario. In Italia, non sembra che questo principio sia stato recepito in tutta la sua valenza ed estensione.  Ci si basa ancora sui bisogni dei professori. Negli corso degli anni abbiamo raccolto un ampio bacino di studenti che lamentavano una sostanziale disorganizzazione della didattica e delle informazioni, servizi non tarati sulle loro esigenze.

E’ necessario dunque capovolgere il paradigma formativo – culturale; come sociologo, lascio ai pedagogisti ed esperti di formazione, il compito. Altro punto importante di intervento, i servizi per i pendolari che si ritrovano a non avere un luogo fisico e sociale dove studiare e sviluppare la propria socialità. A volte, la scala di una facoltà si trasforma in una sorta di scuola ateniese in cui gli studenti discutono animatamente. Può essere suggestivo, ma molto faticoso.

L’attuale legge 240 prevede dei principi che potranno rafforzare la centralità degli studenti in ambito universitario? La vera sfida si gioca nella governance d’ateneo. Fino a quanto i rappresentanti di studenti non godranno di un effettivo potere all’interno dell’amministrazione universitaria e degli enti del diritto allo studio, non si potrà parlare di democrazia partecipata.

Come dare torto a quei giovani che dichiarano: “….E poi questi (riferendosi ai rappresentanti degli studenti) non contano nulla, perché dovremmo accreditare un sistema che è il primo ad accreditare la nostro insignificanza?

Amanda Coccetti

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