Risarcimento medici specializzandi

Svolta giurisprudenziale con la pubblicazione della sentenza della Corte di Cassazione (n. 17350 ) che accoglie il ricorso presentato da oltre 800 medici, rappresentati dall’Associazione Consulcesi Health e Ricerca, confermando la correttezza delle tesi sostenuta: il diritto al risarcimento dei danni per la mancata attuazione da parte dello Stato italiano (diritto non prescrivibile) delle due direttive comunitarie, la n. 363 del 1975 e la n. 76 del 1982, che prevedevano un’adeguata remunerazione per il periodo di specializzazione dei medici.

L’Italia ha recepito le norme in ritardo, applicandole solo per coloro che frequentavano le scuole di specialità dal 1992 in poi, senza alcun rimborso per gli specializzandi degli anni precedenti.

I medici coinvolti, che hanno frequentato le scuole di specialità dal 1983 al 1991, sono oltre 800 e provengono da tutta Italia. La somma che dovranno ricevere ammonta a oltre 100 mila euro ciascuno, per un esborso totale per lo Stato italiano di oltre 100 milioni di euro.

La sentenza n. 17350 stabilisce che il diritto di questi medici non è ancora prescritto, per cui potranno richiedere quanto è loro dovuto alla Presidenza del Consiglio, al Ministero della Salute e a quello dell’Università e della Ricerca.

Tali enti dovranno quindi versare un totale di oltre 100 milioni di euro, a copertura sia della remunerazione spettante per tutta la durata del corso, sia della rivalutazione delle somme e degli interessi maturati fino a oggi.

La somma è composta dai 11.103,82 euro della borsa per ognuno dei quattro o cinque anni di scuola, più la rivalutazione e gli interessi che hanno triplicato gli importi.

Ricordiamo che la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 1991 prevede che lo “Stato membro che non abbia tempestivamente adottato i provvedimenti necessari per l’attuazione delle direttive comunitarie è obbligato al risarcimento del danno da ciò derivato al singolo”.

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