Università bene pubblico

I continui tagli ai fondi per l’ordinario funzionamento, la  riduzione del 95% dei fondi per il diritto allo studio, il ridimensionamento dell’offerta didattica, il blocco del reclutamento e delle carriere,  l’espulsione di migliaia di precari stanno uccidendo l’Università statale.

Mentre negli altri Paesi – proprio quando c’è crisi – si investe ancora di più nell’alta formazione e nella ricerca, considerati i principali motori per lo sviluppo culturale, sociale ed economico, in Italia, invece, è sempre più evidente la volontà di cancellare definitivamente l’Università statale, sede di didattica e di ricerca di qualità, negando la dignità degli studenti e di tutte le componenti che vi operano.

In Italia si punta a finanziare con risorse pubbliche poche ed elitarie strutture, mettendo in condizione di non operare la maggior parte degli attuali Atenei.

In questa direzione vanno anche i decreti attuativi della Legge 240/10, che si stanno emanando senza alcun confronto del Governo con le Organizzazioni universitarie, nonostante il solenne impegno assunto dal Ministro al momento dell’approvazione della Legge.

Questi decreti si stanno configurando come strumenti per lo smantellamento della libertà di ricerca e di insegnamento, garantita dalla Costituzione.

Si sta mettendo nelle mani dei Ministri dell’Economia e dell’Università il potere di commissariare gli Atenei e di decidere la nascita, la vita e la morte delle strutture universitarie e di decidere, di fatto, i filoni e le modalità della ricerca. In questo quadro, non offre garanzie di indipendenza l’ANVUR, sempre più “braccio operativo” del Ministero.

Con la distruzione del diritto allo studio si preclude l’accesso agli studenti in condizioni economico-sociali svantaggiate. La formazione universitaria viene vista come un debito che lo studente contrae con la società e si costringono i capaci e meritevoli, ma privi di mezzi, a  ricorrere a prestiti d’onore e altri strumenti di indebitamento.

Di fronte a questa drammatica e intollerabile situazione, il Governo e il Parlamento devono fare marcia indietro rispetto alle scelte finora fatte. Non si può più tollerare che le sorti dell’Università siano decise dal Ministero e dagli organismi da esso nominati e che negli Atenei dominino le oligarchie locali, consolidate dalla maggior parte dei “nuovi” statuti voluti dalla legge 240/10.

Il Paese ha urgente bisogna di una vera riforma per l’autonomia e l’autogoverno democratico degli Atenei e del Sistema nazionale universitario, con la partecipazione paritetica di tutte le componenti universitarie.

Nell’immediato occorre ottenere un adeguato FINANZIAMENTO STRAORDINARIO per affrontare le questioni prioritarie del diritto allo studio, del reclutamento in ruolo e del rilancio della ricerca.

In occasione dell’inizio degli anni accademici, le Organizzazioni promuovono una iniziativa nazionale unitaria di mobilitazione nella giornata dell’11 novembre 2011

Documento redatto dalle seguenti associazioni: del mondo universitario e sindacale:

ADI, ADU, ANDU, CISL-Universita’, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile,
SUN, UDU, UGL-Universita’, UILPA-UR, USB-Pubblico impiego.

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