La crisi che uccide. Un appello ai giovani

Se ne contano purtroppo già 25 dall’inizio di questo travagliato 2012. Sono piccoli imprenditori, artigiani, operai che hanno deciso di togliersi la vita perché attanagliati dalla crisi.

Se ne contano purtroppo già 25 dall’inizio di questo travagliato 2012. Sono piccoli imprenditori, artigiani, operai che hanno deciso di togliersi la vita perché attanagliati dalla crisi. Storie di che diventano sempre più ordinarie, di uomini e donne che hanno portato avanti con sacrifici le proprie attività, le proprie famiglie ma che poi ad un certo punto sommersi dalle tasse e dai debiti hanno fatto la scelta più drammatica.

Tra i casi più recenti quello di Francesco, un ragazzo di appena 26 anni che aveva girato il mondo come esperto di arredi. Si era messo in proprio e le sue capacità lo avevano portato ad allestire gli showroom di Gucci in America o Harrods a Londra.

Francesco si è tolto la vita con i gas di scarico nel furgone comprato con un prestito del padre, accanto a lui le cartelle di Equitalia. 70 rate da 600 euro al mese.

La vita sta diventando difficile per molti, la crisi taglia le ali ai giovani con idee e voglia di fare ma il nostro vuole essere un appello ai tanti ragazzi e ragazze che devono combattere ogni giorno con le tasse, i lavori sottopagati e i contratti senza futuro. La morte non è la soluzione, bisogna farsi coraggio e stringere forte i denti perché alla fine della faticosa salita c’è sempre una serena discesa e per questo Paese verranno di certo momenti migliori.

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