Profumo al Corriere dell’Università “Atenei aperti per far circolare idee”

Inizia con una partita di calcio balilla l’incontro tra il ministro dell’istruzione Francesco Profumo e il direttore del Corriere dell’Università Mariano Berriola. Palla al centro, quindi, per parlare di Università, ricerca ed innovazione, ma specialmente della persona, alla quale il ministro vorrebbe dedicare un ministero ad hoc.
Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo e il direttore del Corriere dell'università Mariano Berriola

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Inizia con una partita di calcio balilla l’incontro tra il ministro dell’istruzione Francesco Profumo e il direttore del Corriere dell’Università Mariano Berriola. Palla al centro, quindi, per parlare di Università, ricerca ed innovazione, ma specialmente della persona, alla quale il ministro vorrebbe dedicare un ministero ad hoc. Scuola, università e ricerca in una visione futura e moderna dovrebbero continuare a stare insieme, ma in maniera diversa perché il ciclo delle attività delle persone si è alterato. «In precedenza avevamo dei sottocicli ben definiti: scuola, università e lavoro – spiega il ministro – in futuro avremo una alternanza scuola/lavoro e tempo libero». Perché la realtà per Francesco Profumo è guardare alle esperienze delle persone.

Invecchiamento dell’Università. Anche il ministro ha una sua università ideale. E una parola la sintetizza: aperta. Aperta ai giovani e capace di generare idee. «Credo molto in un’università che sappia confrontarsi con le persone che provengano da esperienza diverse». Nel modello ideale del ministro c’è l’inserimento nei gruppi di ricerca di giovani e meno giovani che provengano da esperienza diverse. La cultura italiana, al contrario, è principalmente di cooptazione.

La proroga dei Rettori. Parte dalla sua esperienza di rettore del Politecnico di Torino per spiegare l’esigenza di rinnovamento di cui ogni ateneo avrebbe bisogno. «Sono stato un rettore giovane e ho terminato il mandato prima della sua scadenza naturale, perché credo che l’università abbia bisogno di contributi e di idee che debbano avere una dinamica nel tempo e una loro circolarità. Ad esempio le grandi scuole dovrebbero avere rettori in successione che non provengano dagli stessi settori».

E sulla proroga dei rettori risponde rispolverando la legge 240. «Quando è approvato lo statuto c’è un anno per la gestione del transitorio e in questo caso il transitorio, per legge, deve essere gestito dai rettori. La legge da poi due scadenze per la presentazione dello statuto: il 29 luglio 2011 e 29 ottobre 2011. Il ministero ha avuto 120 giorni per dare una risposta, definitiva o di tipo interlocutorio». «Alcuni statuti sono stati approvati e pubblicati nella primavera del 2012 e per questi rettori il termine del loro mandato sarà l’anno accademico 2012/2013».

Ritorna poi sullo spirito della legge quando parla di candidature e mandato unico «la nuova legge impone che per potersi candidare è necessario avere un numero di anni di servizio almeno pari alla durata del mandato, un mandato unico che è un buon viatico verso un processo di ringiovanimento e alternanza».

Test d’ingresso. Un problema culturale che ci caratterizza. Profumo non ha dubbi: i test non sono un problema se preparati in tempo e con criterio. Nei paesi stranieri, sottolinea il ministro, i ragazzi iniziano con un anno di anticipo l’orientamento all’università e la preparazione pre-quiz. Questo significa avere idee chiare già durante gli anni scolastici. E sulle graduatorie nazionali e locali promette alle future matricole di starci lavorando, ricordando che la gestione dei test è in parte affidata all’autonomia delle università che «nel bene e nel male bisogna rispettare».

Cervelli in fuga. Il termine non piace al numero uno di viale Trastevere che è da sempre un fautore della mobilità. «Perché parlare di “fuga”, quando andare fuori significa aprirsi a nuove esperienze?». «Io credo – precisa Profumo – nella mobilità e nell’apertura. E penso sia giusto che le persone facciano esperienza nei paesi diversi, ritornando più forti e più bravi». E ricordando il suo passato negli Stati Uniti da professore, non fa previsioni per il suo futuro. «Tutti i miei programmi sono stati interrotti per seguire esperienze nuove e interessanti. Andrò avanti così».

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