Sapienza, l’aula di studio per disabili irrita i normodotati

Uno spazio per studiare riservato ai diversamente abili. E’ un’idea nata da poco alla Sapienza e realizzata all’interno delle aule studio del Museo dell’arte classica. Da una parte, sembrerebbe che l’obiettivo di realizzare una totale inclusione venga disatteso, dall’altra, però, con questo spazio si risponde ad una precisa esigenza degli studenti.

“La riserva di posti ‘dedicati’ ha inteso fornire risposta alle istanze presentate dai nostri studenti disabili che lamentavano la mancanza di disponibilità da parte di alcuni studenti normodotati che erano restii a lasciare loro il posto e che alzavano la voce perché non capivano le necessità espresse dai nostri ragazzi”. La denuncia è della dottoressa Germana Lancia, responsabile dello Sportello per le relazioni con studenti disabili. “Lo spazio in questione si trova all’entrata del Museo, non rappresenta una forma di emarginazione né formale né sostanziale, ma permette alle persone disabili di trovare sempre un posto libero e accessibile”.

I ragazzi con problemi di disabilità sembrerebbero contenti dello spazio ma lamentano ugualmente l’impossibilità di concentrarsi per l’accavallamento delle voci. Qualcuno propone dei separé, altri pensano a delle aule riservate, all’interno delle quali inserire anche dei computer per la didattica. Lei cosa ne pensa?

“Penso che lo spazio per studiare sia sempre utile per tutti. Molti studenti non disabili hanno reclamato il fatto che un’intera sala, all’interno del Museo dell’arte classica, fosse stata dedicata alle persone disabili. I ragazzi che studiano passano sempre attraverso il mio ufficio per registrare le ore di studio, questo ci permette di conteggiare le ore svolte dai tutor. E comunque avere uno spazio riservato per ogni singolo studente mi sembra di non facile realizzazione”.

Qual è l’atteggiamento degli studenti che si rivolgono per la prima volta al vostro sportello? Che tipo di difficoltà e paure esprimono? In quanti riescono a laurearsi?

“Negli ultimi 5 anni, si sono laureate 500 persone. Un bel risultato, considerando che abbiamo mille studenti disabili. Le persone che lasciano sono al massimo 1 o 2 all’anno, per lo più si tratta di persone adulte che lasciano per ulteriori e sopravvenuti problemi di salute. I ragazzi che arrivano allo Sportello per la prima volta per lo più hanno le idee chiare, sanno cosa vogliono e come ottenerlo. Una parte minoritaria chiede consigli sulla scelta della facoltà. A volte sono i genitori ad esprimere più remore, soprattutto quelli che arrivano da fuori Roma poiché sono preoccupati al pensiero di lasciare “soli” i loro ragazzi. Noi cerchiamo di rassicurarli”.
Quali sono le facoltà della Sapienza che dovrebbero pensare di più ai diversamente abili?

“Non credo vi siano facoltà insensibili rispetto alle problematiche delle persone disabili. Sicuramente vi sono professori più sensibili e altri che lo sono meno, ma questo accade in ogni contesto sociale”.

Barriere architettoniche: la Sapienza le ha davvero abbattute?

“No, vi sono un paio di edifici, non di più, che non sono accessibili poiché alcune normative sulla protezione dei beni culturali non permettono di apportare modifiche alla struttura. Al momento tutti i nostri studenti frequentano senza problemi le strutture afferenti al loro corso di studi; nessuno lamenta l’inaccessibilità”.

 Angela Zurzolo

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