Dai libri ad iTunes, la storia di Andrea

“Mamma voglio fare il musicista”. Chissà quanti di voi hanno pensato a un futuro del genere e si sono lasciati scoraggiare dalle difficoltà del percorso e dai cattivi consigli. Qualcuno invece ce l’ha fatta ed è un napoletano, Andrea Coppola che questa settimana ha visto il suo album su iTunes.

Mamma voglio fare il musicista“. Chissà quanti di voi hanno pensato a un futuro del genere e si sono lasciati scoraggiare dalle difficoltà del percorso e dai cattivi consigli. Qualcuno invece ce l’ha fatta ed è un napoletano, Andrea Coppola che questa settimana ha visto il suo album su iTunes.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Inseguire un sogno nell’Italia di oggi è da folli. Tu ti ritieni un folle?
Quando me lo chiedono non posso non rispondere di sì! Scherzi a parte, se si parla di follia artistica intendendo quell’inarrestabile
curiosità verso la vita e verso quello che tiene in serbo per il domani, se si parla di quella predisposizione a voler andare sempre oltre le convenzioni e oltre i tabù, allora sì: sono folle! Sono sempre stato dalla parte di quel famosissimo detto: “Siate affamati, siate folli”. Ebbene, non posso pensare che la mia vita debba essere obbligatoriamente “piatta”, che i miei sogni debbano essere soppressi del tutto, le mie aspirazioni abbattute e la mia felicità posta in secondo piano rispetto alla sopravvivenza, solo perché viviamo in un momento “difficile”.
Pensiamoci, siamo sempre noi stessi “umani” ad essere arrivati a questo punto, e se ancora ci restiamo è perché non stiamo reagendo, non stiamo facendo nulla per migliorare e risalire a galla. Ognuno nel suo piccolo ha il grande potere di cambiare le cose e l’insieme di tutti questi piccoli cambiamenti fa sì che le nostre vite migliorino. Quindi, ben vengano i folli a questo mondo, soprattutto oggi.

Cosa non deve mai mancare ad un musicista?
La voglia di imparare, di ascoltare sempre musica di tutti i generi, di non arrendersi mai e restare sempre aggiornati sul mondo della discografia, della radio, di quei media che ancora cercano con sforzo di “parlare” di musica. E poi c’è l’umiltà: sinceramente, non credo si possa pensare di fare musica e di sentirsi un artista, immaginando di essere degli dei scesi in terra solo perché si sa suonicchiare uno strumento, o mettere insieme 2 accordi su 2 parole, o canticchiare sotto la doccia… Per quanto mi riguarda, quando parlo delle mie canzoni, delle mie pubblicazioni, delle mie news, cerco sempre e comunque di comunicare sentimenti ed emozioni personali, con la forte speranza che poi possano essere condivise a pieno da chi mi ascolta e da chi mi segue.
Credo seriamente che oggi ci sia bisogno di molta onestà e di quel pizzico di autoironia che non guasta mai, per riuscire a mettersi sempre in gioco, per lanciarsi in situazioni anche tra le più rischiose e vivere a pieno questa vita che qualcuno o qualcosa ci ha offerto.

Sappiamo che hai lasciato Napoli per studiare a Bologna. Quanto ti è servita questa esperienza?
La mia esperienza da studente-lavoratore fuori sede a Bologna è durata ben 7 anni: sono partito quando avevo appena compiuto i 18 anni, questo vuol dire che ho cominciato ad affrontare ben presto le vicissitudini della vita, prendendo di petto alcune situazioni e optando con determinazione verso alcune scelte importanti. E tutto questo mi ha aiutato a crescere sicuramente più in fretta e (artisticamente) a scrivere canzoni sempre più mature.
Ambientarti da solo in una città nuova (in cui non sei mai stato, né passato di lì), informarti di tutto (mezzi di trasporto, vie, case, affitti, università, lavori e lavoretti vari ed eventuali), vivere il quotidiano lontano dai tuoi vecchi amici, allontanarti e restar lontano dalla famiglia, non avere la possibilità economica di tornare a casa un po’ più spesso del solito o quando desideravi di stare qualche giorno “in pace” con i tuoi familiari, ritrovarti a discutere di cose importanti o di seri problemi con persone di cui non sai se puoi effettivamente fidarti… E così via (potrei andare avanti con molti altri casi ancora…). Vivere da soli in una città lontano da casa significa tutto questo, ma anche responsabilizzarti parecchio: se è vero che hai la possibilità di vivere in “piena libertà”, ai massimi giri (e ho fatto anche questo!), dall’altra parte però a volte corri dei rischi che avresti potuto evitare se solo ci avessi pensato prima o se solo non ti fossi lasciato andare troppo…
E poi, tante volte mi sono ritrovato in momenti in cui ero da solo: un po’ per sacrifici economici, un po’ per stanchezza dovuta a studio e lavoro, un po’ per le difficoltà che bene o male ognuno di noi ha nei rapporti interpersonali di amicizia e di amore. Ed è proprio in quei momenti che io cercavo di dedicarmi di più a me stesso, di dare maggior spazio ai miei pensieri, cercando di organizzarli in dei testi per le mie canzoni e in musiche che fossero dense d’emozione.
Ecco, sono proprio questi i momenti che io stesso, ad oggi, ringrazio d’aver vissuto, perché mi hanno portato fin qui, perché quando riascolto le mie canzoni mi catapulto in un’altra dimensione e ritrovo la mia pace.

Raccontaci il tuo album
Il nostro è un mondo pittoresco in cui non può esistere davvero tutta questa negatività, chi vuole sporcarlo non può continuare a farlo indisturbato, la nostra libertà, che si sia in pace o in guerra con noi stessi, non si può smettere di cercarla. A chi poi non è mai capitato di guardare una vecchia foto in un quadro o un proprio ritratto da giovane? Solo così risulta più facile analizzare tutta la vita, capendo fino in fondo cos’è che ci ha davvero portati fino a qui, fino al punto di cambiare totalmente le cose, fino ad un altro nuovo punto di partenza.
E come poter mettere da parte l’amore, come non decantare sentimenti così puri come dovrebbe essere l’amore incondizionato e disinteressato verso un altro essere come noi… Sempre nel rispetto della propria individualità e senza oltrepassare certi limiti, non solo mentali e caratteriali, ma anche fisici.

La tua musica per chi è?
La mia musica è innanzitutto per me stesso: non posso pensare ad un’esistenza priva di possibilità di creare musica, di scriverla e riascoltarla, di modificarla, di sperimentarla… La mia musica è molto autobiografica, perché realizzata seguendo l’istinto, non determinati canoni, non precise regole (se non quelle in cui siamo comunque cresciuti): ciò vuol dire che mi mette a nudo. E dare la possibilità a tante persone di ascoltare ciò che ho detto e che ho da dire è un regalo immenso per me, perché in questo modo sublime si può conoscere il vero Andrea, il vero me, non quello soggetto a superficiali pregiudizi pseudo-sociali.

Martina Gaudino

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