Il prof Genovese, re dei precari: dopo 13 anni di supplenze arriva il posto fisso

posto fisso

Il re dei precari ha un posto fisso, finalmente. «Quando entrerò in ruolo porterò lo spumante». L’aveva promesso Alessandro Genovese, coordinatore della Fenalt-Sgst, al personale amministrativo della sovrintendenza scolastica, che una volta assunto avrebbe festeggiato in loro compagnia. E finalmente, giovedì 8 agosto, ha potuto dimostrare di essere un uomo di parola.

Dopo 13 anni di supplenze, infatti, il simbolo della protesta degli insegnanti precari della scuola trentina, è stato assunto a tempo indeterminato e come primo gesto è andato a stappare una bottiglia di spumante con i dipendenti di via Gilli. «Per anni mi hanno visto manifestare e protestare davanti ai loro cancelli – spiega Genovese – ho pensato di condividere la mia gioia con loro». “Ma continuerò la mia lotta al fianco dei precari” – afferma Genovese in un’intervista al Trentino Corriere Alpi. Ve la proponiamo.

 

Professore, per anni ha lottato a fianco dei precari del mondo della scuola. Ora che è un insegnante di ruolo li abbandona?

Assolutamente no. Rimarrò in prima fila, insieme al mio collega Nicola Zuin, nella battaglia contro il precariato. E anzi, da domani potrò farlo con più forza e maggior vigore. Sono più garantito e per questo sono anche meno ricattabile. Io ho ottenuto, finalmente, quanto mi spettava di diritto. Mi batterò perché anche agli altri insegnanti precari vengano riconosciuti i diritti alla stabilità e alla continuità didattica.

Cosa vuol dire uscire dal precariato?

Cambia la prospettiva, sia lavorativa che personale. Sul piano professionale so che finalmente potrò sviluppare un progetto a lungo termine con gli stessi alunni. Non dovrò passare il primo mese di ogni anno a fare conoscenza con nuovi studenti e a farmi conoscere io da loro. Saprò dove lavorerò e per quanto tempo. Sul piano personale, invece, vuol dire maggiore stabilità e serenità, anche per la famiglia.

Dove andrà ad insegnare?

A Borgo Valsugana. Insegnerò Storia e filosofia. Erano già due anni che riuscivo ad avere la cattedra, da supplente, in quel luogo e quindi avevo già apprezzato, pur da precario, il sapore della continuità didattica con gli stessi alunni. Da quest’anno sarò il loro professore.

Quanto tempo è durato il suo precariato?

E’ durato 13 anni. E per più di 10 anni non sono mai stato riassegnato nella stessa classe. Da 4 anni ero il primo nella graduatoria dei professori di Storia e filosofia, ma in questo lasso di tempo non avevano più assunto nemmeno un docente. Quando ho saputo a fine luglio che quest’anno aprivano “una finestra” sapevo che era il mio turno.

Come mai ha deciso di festeggiare con i dipendenti della svrintendenza?

Era una promessa che gli avevo fatto. Loro negli anni hanno assistito alle nostre battaglie e ci sono sempre stati vicini. E quando sono stato lì, giovedì, a stappare la bottiglia, sono stati tutti molto carini e mi sembravano realmente contenti per me. Sarebbe bello che anche l’assessore capisse cosa vuol dire stabilizzare dei precari. Ma temo che per farglielo capire ci vorrà ancora tanto impegno e “lotta” sindacale.

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