Il Liceo Classico? E’ passato di moda

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Crisi del liceo classico – Secondo un’inchiesta de L’Espresso, solo il 6 % dei ragazzi sceglie gli studi classici. Il prof. Giorgio Israel ammonisce: “Così si disperde la memoria dell’identità storico-culturale italiana”

 

Il liceo classico rischia di rimanere senza studenti. Questo l’allarme lanciato da un’inchiesta del settimanale L’Espresso, che ha analizzato le preferenze dei neoiscritti alle scuole superiori.

Stando alle cifre riportare dal giornale, solo 6 ragazzi su 100 hanno scelto, quest’anno, di intraprendere il percorso di studi classico, per un totale di 31.000 studenti; mentre solo nel 2007 i licenziati che si iscrivevano al liceo classico erano ben 65.000.

Cifre che cambiano da regione a regione ma che fotografano in tutta Italia il distacco dal più tradizionale dei percorsi formativi: in particolare la punta più bassa si registra in Emilia Romagna, dove solo il 3,5 % degli studenti hanno scelto il classico, mentre i numeri rimangono stabili al polo opposto, il Lazio, dove il liceo classico sarà la meta del 9,7 % dei prossimi liceali.

Una crisi che non riguarda tutti gli indirizzi superiori: a fine febbraio, il Miur registrava un incremento delle iscrizioni ai licei, scelti dal 49,1 % degli studenti italiani.

In crescita, però, erano il liceo scientifico con opzione scienze applicate (+ 6,3 %) e quello linguistico, scelto dall’8,4 % degli iscritti (era il 7,2 % l’anno precedente), mentre, come detto, il classico vedeva le iscrizioni calare paurosamente.

Indirizzi più spendibili, secondo L’Espresso, perché incentrati su competenze tecniche e conoscenze linguistiche, mentre i tradizionali insegnamenti, latino e greco su tutti, vengono percepiti come poco utilizzabili in ambito lavorativo e quindi inutili.

Contro questa tendenza si è espresso, invece, il prof. Giorgio Israel, che dalle colonne del suo blog, riportate anche da Il Messaggero e Il Mattino ha ammonito: “Come può un paese che possiede più della metà dei beni culturali, artistici, architettonici del mondo non preoccuparsi di coltivare un ceto di persone di altissima competenza capace di valorizzare quel patrimonio che, se non altro, ha un enorme potenziale economico? Si badi bene: non si tratta solo della necessità di formare un esercito di archeologi, di restauratori, di persone all’altezza di gestire musei e l’immenso, quando degradato e depredato, patrimonio librario del paese. Si tratta di non disperdere la memoria dell’identità storico-culturale italiana”.

Staremo a vedere se studenti e istituzioni torneranno ad apprezzare le competenze e le capacità che può offrire una formazione classica.

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