Addio lingua italiana: dal prossimo anno, l’80% dei corsi al Politecnico di Milano sarà in inglese

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Il Politecnico di Milano diventa sempre più internazionale: dal prossimo anno accademico, infatti, oltre l’80% dei corsi di laurea specialistica erogati dall’Ateneo lombardo saranno tenuti esclusivamente in lingua inglese.

Saranno 29 su 34 i corsi di laurea le cui lezioni verranno impartite in lingua inglese dal prossimo anno. Solo cinque le lauree di secondo livello e i dottorati di ricerca che rimarranno in italiano: ingegneria della sicurezza nell’industria di processo, architettura delle costruzioni, design del prodotto per l’innovazione, design navale e nautico, design della comunicazione.

Soddisfazione, anche se non totale, quella espressa dal Rettore dell’Ateneo: “La nostra idea iniziale era diversa, perché avevamo previsto che dal prossimo anno accademico il cento per cento dei corsi potesse essere in lingua straniera. E questo perché volevamo avere classi internazionali, ovvero con molti studenti stranieri, e come strumento per attirarli avevamo scelto l’inglese”.

Il progetto iniziale del Rettore era stato imposto da una decisione del Senato Accademico del 2012 contro la quale ben 150 professori del Politecnico avevano presentato ricorso al Tar, il quale a sua volta aveva bloccato la totale “internazionalizzazione” dell’Ateneo. Per superare l’impasse, tuttavia, è bastato che la proposta dell’inglese come lingua veicolare provenisse dal basso invece che dall’alto: dai responsabili dei corsi di laurea, insomma, invece che dal Senato Accademico, il quale si è semplicemente trovato nella condizione di approvare e rendere ufficiali le proposte così pervenute. Risultato: oltre l’80% dei corsi del prossimo anno saranno in lingua, con buona pace di quei docenti che avevano presentato il ricorso iniziale.

Una situazione sulla quale si dovrà esprimere anche il Consiglio di Stato, organo al quale spetterà l’ultima parola per stabilire se la manovra con cui è stata elusa la sentenza del Tar risulta legittima oppure no. La soluzione a tutti i problemi, auspicata anche dal Tar, sarebbe quella di offrire tutti i corsi in doppia lingua, cosa che però è impossibile visto che il raddoppio dei corsi avrebbe un costo eccessivo.

 

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