L’intervista a Neri Marcorè: “Ragazzi, dimostrate chi siete”

Neri Marcorè dal suo profilo ufficiale Twitter

Stravagante, simpatico e serio: Neri Marcorè racconta i (bei) tempi della Maturità, tra Renzo Arbore, le notti sui libri e le partite a tennis. Ma avverte: “Niente scherzi, se non sei preparato non riuscirai a conquistare la commissione solo grazie al sorriso e alla simpatia”.

La prova di Maturità si avvicina: cosa consigli agli studenti per avvicinarsi al meglio a una data così importante?

Ognuno ha il suo metodo, applicato evidentemente negli anni di studio passati. Il mio consiglio è di non stravolgerlo, anche se ovviamente occorre un impegno maggiore e costante in occasione di un esame così importante. Per è fondamentale alternare studio e svago, per poter permettere alle informazioni di fissarsi bene in testa senza affastellarsi. Io per esempio andavo a giocare a tennis tutti i pomeriggi, per scaricare la tensione, dopo aver studiato gran parte della mattina e prima di riprendere verso sera. Intervallavo con la cena e soprattutto, verso le 23, con il programma di Arbore e C., “Quelli della notte”: mi facevo un’ora di risate e poi riprendevo a studiare fino a che non mi veniva sonno. Ho sempre preferito la notte come dimensione per lo studio, la concentrazione e la creatività. Aggiungo però che forse non avevo calcolato benissimo i tempi del piano che mi ero fatto, perché confesso di aver terminato di leggere il programma di inglese la mattina stessa dell’interrogazione! Ma andò bene nonostante questo.

La Maturità è il primo vero appuntamento importate per uno studente: meglio affrontarlo con spensieratezza o con serietà?

E’ un appuntamento da affrontare con responsabilità e lo si deve fare soprattutto per dimostrare a se stessi che si è in grado di superarlo. Non valgono gli alibi che “non serve a niente… tanto nella vita ci si impone in altro modo… Einstein era un somaro…” e così via. Altrettanto, prendere un voto basso o non superare l’esame non è un dramma, la vita offre sempre nuove e diverse possibilità. Serietà e spensieratezza possono tranquillamente stare insieme, nelle giuste proporzioni.

Amarcord: che tipo di studente eri?

Studiare mi piaceva ma non ero un secchione: stavo attento a scuola perché mi risparmiava di dover passare il pomeriggio sui libri a casa, così riuscivo ad avere molto tempo libero da dedicare allo sport e alla musica.

Ricordi ancora la tua “Notte prima degli esami”? 

E’ stata una notte non molto diversa da quelle che l’hanno preceduta. Non ricordo particolare tensione, ero tranquillo proprio perché mi sentivo preparato.

Cosa ti rimane degli anni passati tra i banchi di scuola?

Conservo bellissimi ricordi. Ripeto: studiare mi piaceva, coi compagni avevo un bellissimo rapporto, non eravamo tanti in classe, 18, e siamo stati più o meno gli stessi per tutti e cinque gli anni. Anche coi professori sono stato abbastanza fortunato. Ogni tanto capita ancora di ritrovarci o sentirci, anche se non con tutti.

Uno studente siede di fronte alla commissione: come vincere la paura e conquistare i professori?

Un po’ di emozione è inevitabile, ma io dico che è anche funzionale, perché alimenta la bontà della prestazione. Essere troppo calmi o sicuri di sé non è mai un buon segno. Rotto il ghiaccio della prima domanda, tutto scorre più facilmente di quanto si tema. Di contro, se non si è studiato, difficile conquistare i professori con la sola forza del sorriso e della simpatia…

Tre parole che ti vengono in mente se pensi alla Maturità…

Impegno, soddisfazione… vacanze!

Raffaele Nappi

Scarica gratis la versione completa della GUIDA ALLA MATURITA’ 2014 di CorriereUniv

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