Lo Stato della Ricerca scientifica in Italia: ecco il resoconto della VII Commissione Senato

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Qual è la situazione degli Enti di ricerca in Italia? Quali i problemi che ricorrono più frequentemente e quali le prospettive della Ricerca nel nostro Paese? Un risposta, se pur parziale, a questi difficili quesiti si può evincere leggendo i resoconti delle Commissioni parlamentari che lavorano ogni giorno per correggere le storture del sistema e focalizzare le aree di intervento su cui agire.

Di seguito riportiamo la sintesi delle audizioni della VII Commissione Cultura del Senato, incaricata di discutere di “Enti Pubblici e Ricerca” e alla quale sono intervenuti personaggi come Luigi Nicolais, direttore Cnr, Aldo Sandulli, Commissario straordinario dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Stefano Fantoni, presidente Anvur, Giuseppe Novelli, Presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane (CRUI) e Barbara Ensoli, Membro del Consiglio scientifico dello European Research Council (ERC).

Finanziamenti

L’auspicio di investimenti maggiori nel contributo pubblico per la ricerca è quasi unanime, ma regna un atmosfera di rassegnazione ed impotenza. Il raggiungimento degli obiettivi H2020 (0,7% di PIL di apporto pubblico, servirebbero 3GEuro), ritenuto una condizione imprescindibile per assicurare competitività nel settennio, appare oltremodo difficile. Altresì, c’è forte richiesta di stabilità (no tagli) e programmazione pluriennale dei fondi (3 o 5 anni), richieste che sembrerebbero esaudibili più facilmente e a breve termine. Ci sono critiche su progetti bandiera e soprattutto su premiali, vogliono che siano fatti su risorse aggiuntive. Si denuncia l’impressione che l’Italia voglia fare delle risorse UE un sostitutivo dell’impegno pubblico statale, meccanismo pericoloso che implicherebbe tra le altre cose l’eterodirezione degli interventi (perdita di autonomia).

Status giuridico dei ricercatori

La maggior parte degli auditi si sofferma sulla disomogeneità dello status giuridico, trattamento, diritti e doveri dei ricercatori nei comparti Uni, EPR e privato, vista generalmente come un problema serio. Situazione paradossale in INAF e INGV, con personale che è in due diversi comparti. Sindacati e Uni contrari ad applicare comparto UNI agli EPR, si a regole di mobilità per favorire interscambio. Carta UE dei ricercatori variamente recepita. ANPRI e UIL dichiarano DDL per statuto della ricerca unico (principi di stato giuridico, trattamento economico, aree scientifiche, reclutamento, progressione carriera, mobilità). La politica di reclutamento è fondamentale per la qualità, si chiede più autonomia, snellire procedure, superamento piante organiche e limiti solo di budget (abolizione limite turnover). La piaga del precariato negli EPR è più grave che nel privato o resto della PA. Si chiede piano straordinario di assunzioni, ed a regime ricorso solo a TD + tenure-track (già in CCNL), a scapito di AdR (emergenza AdR 240/10 in scadenza!!), borse di studio, ed altri contratti con poche tutele (IIT ha proposta al riguardo).

Sistema nazionale della ricerca

In questo ambito, tutti gli auditi hanno riferito su due problemi che ritengono gravissimi e che inficiano l’efficienza del sistema ricerca in Italia: la frammentazione degli EPR in svariati ministeri vigilanti, e la non completa indipendenza del comparto ricerca di quello della PA. Si reputa necessaria una qualche forma di coordinamento che renda possibile una visione strategica comune all’atto della definizione delle priorità e dell’allocazione dei finanziamenti. Tre tipologie di soluzioni proposte, in ordine di apparente gradimento: 1) istituzione di una Agenzia Nazionale della Ricerca (modello francese, ad es. v. Gruppo 2003). 2) cabina di regia presso la PdC (molto articolata la proposta di USB PI Ricerca a riguardo). 3) istituzione del Ministero per la Ricerca. Per quanto riguarda l’assimilazione alla PA essa è ritenuta lesiva dell’autonomia fondamentale degli EPR, gravemente limitante nelle procedure (acquisti, reclutamento, ecc). Si chiede invece autonomia responsabile. Gli auditi hanno fatto pochi cenni ad accorpamenti fra EPR, e sempre in tono sfavorevole.

Valutazione della ricerca

Si ritiene generalmente la valutazione parte fondamentale di un sistema sano. La VQR sugli EPR per ammissione della stessa ANVUR è sub-ottimale, perché valuta solo la parte scientifica e non quella strumentale, il trasferimento tecnologico ecc. Molti auditi hanno fatto critiche alla VQR degli EPR da un generico “migliorabile” a proposte di ristrutturazione complessiva basate sul modello inglese, dove non si usano bibliometriche, non si fanno rankings e università di diverse macroregioni non competono (ROARS). Alcuni suggeriscono il metodo peer-review e le visiting-committees, che ANVUR non ha potuto usare. Scaturisce una generale e condivisa atmosfera di seria preoccupazione per il modo in cui si lega la VQR ai meccanismi di distribuzione dei fondi premiali degli EPR. Si segnala che gli EPR non Miur non rientrano in ANVUR ed hanno meccanismi di valutazione propri e differenti tra loro. Tra questi, IIT si avvicina maggiormente a standard di valutazione internazionali.

Governance ed altri aspetti della riforma

Il decreto di riordino 213/2009 sembra aver generato una situazione piuttosto variegata per quanto riguarda gli organi di governance degli EPR. Vi sono EPR che vantano una forte elettività dei membri dei propri organi ed una discreta partecipazione del personale in essi, addirittura in alcuni casi elettività estesa ai ruoli apicali. Di norma, questo è visto positivamente, ed auspicato laddove non presente (giusto art 12 CCNL), perché ritenuto segnale in direzione di autonomia e terzietà, ed indipendenza dalla politica. Di contro, vi sono EPR che presentano poche o nulle componenti elettive o di personale interno negli organi di governance. I meccanismi per i quali si sono generate queste differenze non sono del tutto chiari. La natura spesso “funzionale” degli EPR non-MIUR pone un problema maggiore di terzietà per questi. Vista la varietà di situazioni createsi, parrebbe opportuno un intervento a garanzia dell’autonomia e terzietà degli EPR tutti, in concomitanza con le proposte sul punto Sistema Nazionale della Ricerca. Si segnala in negativo il caso ENEA, commissariato da 5 anni.

Il rapporto completo, con il resoconto delle opinioni espresse da tutti i soggetti interventi, è disponibile a questo link.

 

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