Intervista a Maria Chiara Carrozza: “Il modello francese non è applicabile. Con gli slogan non si va da nessuna parte”

Maria Grazia Carrozza, nuova presidente del CNR

“Il modello francese così com’è non è applicabile, non ci sono risorse e strutture”. Al Corriere dell’Università parla Maria Chiara Carrozza, ex ministro dell’istruzione. “Bisogna essere realisti e non demagogici: con gli slogan non si va da nessuna parte”.

 

Crede che il modello francese sia davvero applicabile anche in Italia?

No, allo stato attuale non è applicabile, non ci sono le risorse e le strutture per affrontare una immissione incontrollata di studenti al primo anno. Non dico che sia di principio infattibile, ma bisogna essere realisti e non demagogici. Con gli slogan non si va da nessuna parte.

Io sono per il diritto allo studio per i meritevoli che non significa che ognuno si laurea in cosa desidera, ma che ognuno ha diritto di provare a studiare quello che desidera. Non tutti possono fare tutto, o hanno le attitudini per fare tutto, sta allo Stato garantire pari opportunità ma anche premiare i meritevoli.

Occorrerebbe una riorganizzazione profonda delle strutture e della didattica, e soprattutto una revisione dei corsi di laurea in modo da trovare sbocchi a tutela degli studenti non ammessi al secondo anno di medicina perché non perdano l’anno e sappiano cosa devono fare e le opportunità per loro.

Non sono convinta che, ai fini del merito e della mobilità sociale, la selezione per esami del primo anno garantisca agli studenti equità e imparzialità, per questo occorrerebbe un impegno solenne e un’assunzione di responsabilità da parte dei professori degli esami del primo anno.

Più che alle regole credo all’etica pubblica e alla rappresentazione del problema.

Il concorso nazionale dovrebbe garantire pari opportunità, nel sistema francese si delega la responsabilità della preparazione e della selezione ai professori del primo anno. Non so se sono pronti a farlo. Inoltre, si dovrebbe generalizzare il primo anno per renderlo utile ai fini anche di altri corsi di laurea come biologia, ingegneria biomedica o scienze, possibili sbocchi di chi non passa gli esami per entrare poi al secondo anno di medicina.

 

Numero chiuso: così com’è funziona? Pensa sia realistica l’abolizione del sistema italiano?

Sicuramente deve essere migliorato il test d’accesso, sia che si decida di tenere il sistema attuale, sia che si passi al sistema simile a quello francese, bisogna migliorare la qualità e investire sui servizi agli studenti. Nel caso del test di accesso, va migliorata la qualità dei test, ho ricevuto tanti commenti da parte di insegnanti e studenti e ho collezionato esperienze su questo tema. Penso che ci siano i margini di miglioramento, ed era quello che avevo intenzione di fare. Soprattutto evitare che chi può pagarsi un corso abbia dei vantaggi che chi è più povero non può avere. Questo è contro la Costituzione.

 

Borse di specializzazione per studenti di Medicina: problema del Miur o del Mef (il Miur non trova i fondi necessari e chiede aiuto al Mef, ma chi e come ha sbagliato i conti)?

Il problema è del governo non di un singolo Ministero.

 

Considerando lo stato attuale (borse di specializzazione in forse e la possibile riforma dell’accesso a medicina), non si rischia di creare una bolla di futuri quasi-medici senza specializzazione?

Certo il rischio è proprio questo, il sistema della formazione dei medici ha bisogno di una profonda revisione e di investimenti.

 

Accesso libero alle università: ci sarebbero i fondi? E le strutture? 

Per me i test di accesso, se ben fatti, sono una ottima via di autovalutazione. Bisogna riflettere sul diritto allo studio che non è il diritto a iscriversi ma il diritto a finire in tempo e a trovare un’opportunità di lavoro se si studia e ci si prepara bene. Iscriversi non basta se poi non ci si laurea in tempo e non ci si prepara alla vita professionale. Solo una frazione bassa degli iscritti si laurea. Se fossi uno studente combatterei per migliorare questa percentuale, non tanto e non solo la percentuale degli iscritti.

Raffaele Nappi

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