Andare via dall’Italia? Noi non ci arrendiamo. Rispondono così i ragazzi di Let’s Make, un FabLab, uno spazio di coworking, un laboratorio a disposizione di makers, programmatori, grafici. Di chiunque abbia voglia di progettare e condividere le proprie idee. Ecco l’intervista
Di cosa si occupa il vostro FabLab?
Let’s Make è un cowork-lab: un coworking orientato ai makers ai programmatori e ai grafici. Ma è anche: corsi, workshop ed eventi. Nasce dalla voglia di creare un punto di ritrovo in cui le persone, pur provenienti da realtà differenti, e con diverse capacità, possano ritrovarsi nella condivisione di interessi, ed avere a disposizione la competenza degli altri soci e gli strumenti necessari per sviluppare i propri lavori.
Per ottenere questo promuoviamo la realizzazione di progetti in ambito tecnologico, artistico e comunicativo, orientati all’innovazione, alla sostenibilità, e alla solidarietà, mettendo a disposizione dei soci i nostri spazi (coworking e laboratorio) e le conoscenze di chi partecipa alle nostre attività. Let’s make è un’associazione di promozione sociale che opera senza fini di lucro.
I numeri parlano chiaro: sono sempre più i Cervelli in Fuga dall’Italia. Perché avete deciso di rimanere e quali sono i vostri obiettivi?
Perché avviare qualcosa nella tua città, dove sei nato, dove hai una rete di contatti, sulla carta, è più semplice che avviarlo in un Paese straniero. E soprattutto perché non vogliamo fidarci della solita canzone: “In Italia è impossibile, andate all’estero”, vogliamo sperimentare in prima persona, senza alibi e senza “credere” passivamente a quello che si sente in giro. Siamo convinti, che se ci si impegna, e si è competenti, i risultati arrivano. E quindi ci siamo rimboccati le maniche e senza pensarci troppo abbiamo fondato Let’s Make.
L’obiettivo principale di Let’s Make è avere uno spazio, economicamente sostenibile, e una rete di persone, che permetta di concretizzare le idee e i progetti di giovani creativi. Quindi è il luogo ideale per liberi professionisti, piccole startup e per studenti universitari che abbiano bisogno di una rete, di strumenti e del confronto che solo un ambiente di coworking può darti. Per far arrivare tutto questo alle persone che vivono fisicamente vicino a Let’s Make, cerchiamo di promuovere quanti più eventi possibile che possano accendere una lampadina in chi li frequenta, ultimamente stiamo stringendo rapporti con altre realtà presenti sul territorio, come scuole e biblioteche, oltre ai rapporti con gli altri coworking e fablab che fin dall’inizio abbiamo portato avanti.
Qual è stata la reazione alle novità portate dai Makers? Studenti, docenti ed esperti sono dalla vostra parte?
Finora abbiamo riscontrato tre tipi di reazioni:
– C’è chi è stato investito dall’ondata maker, e cavalca l’onda, senza un reale impegno, e senza competenze specifiche, un po’ per moda, un po’ perché ne è realmente affascinato, ma senza esserne vero protagonista.
– C’è chi vede nel movimento maker soprattutto un business, e quindi è molto preparato, e approfondisce gli aspetti del movimento maker, senza “sporcarsi le mani” in prima persona.
– e in fine c’è il vero maker, che produce innovazione, che diffonde la propria conoscenza, studia e sperimenta costantemente. E’ chi si diverte, e chi è sempre stato maker anche prima di conoscerne la definizione.
Raffaele Nappi
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