“La domanda di fondo resta sempre la stessa: come risolvere il problema della didattica dell’Università nel terzo millennio?”A rispondere è il professor Luigi Verolino, direttore del SOFTEL – Centro di Ateneo per l’Orientamento, la Formazione e la Teledidattica dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Dall’orientamento al placement, passando per la discussione sul ruolo dell’Università, il prof Verolino ha risposto alle domande del Corriere dell’Università.
“Il Centro d’Ateneo coordina la vita di scuola e dipartimenti, sia in entrata che in uscita – commenta Verolino. Segue lo studente affinché faccia la scelta a lui più consona, ma anche nel momento del suo ingresso nel mondo del lavoro, senza dimenticare il tutoraggio in itinere”.
Come si sviluppa la fase dell’orientamento in uscita? “Organizziamo, d’accordo con le grandi aziende, delle giornate in itinere all’interno delle quali gli studenti hanno la possibilità di incontrare direttamente il mondo del lavoro – continua Verolino. Le faccio un esempio: l’ultimo incontro organizzato in collaborazione con Johnson & Johnson ha dato la possibilità a 300 studenti della facoltà di Farmacia di fare dei colloqui. In 60, tra questi, sono stati selezionati immediatamente dall’azienda. Negli ultimi tempi stiamo cercando di concentrarci anche sulla fase analitica, chiedendo un vero e proprio rapporto alle aziende una volta finiti i colloqui con gli studenti. Diciamo che il nostro compito è quello di buttare il sasso nello stagno, cercando di raccogliere più risultati possibili”.
E sull’orientamento in ingresso, invece? “Durante tutto l’anno cerchiamo di visitare tutte le scuole – spiega Verolino -, partecipando e appoggiandoci agli eventi e alle manifestazioni organizzati sul luogo. Il vero punto di svolta per quanto riguarda l’orientamento in ingresso è rappresentato dalle Miniguide, un punto fermo per tutti gli studenti, che vengono accompagnati nella scelta del proprio corso universitario, tra tutta l’offerta formativa che ha a disposizione l’Ateneo”.
Fondamentale, però, è stato lo spostamento delle risorse in rete: è attiva, infatti, la piattaforma Federica, la prima che ospita corsi MOOC in Italia a livello universitario. “I MOOC nascono da una domanda ben precisa:cosa vuol dire insegnare nel terzo millennio? E come? Dobbiamo tenere presente che siamo in un periodo di profondo cambiamento: la gente si sta rivolgendo sempre più alla rete, piuttosto che alle stesse Università. Siamo di fronte a novità storiche – continua il professor Verolino – , pari solo a quelle dell’era di Gutenberg. All’origine del MOOC c’è una nuova presa di posizione sulla questione della didattica, nata da due mondi completamente differenti: da una parte il dipartimento di sociologia, dall’altro quello di ingegneria. Questa strana convergenza ha portato alla nascita e alla discussione sulla questione di fondo, su una vera e propria sfida per le universitàdel terzo millennio: come cambia il modo di insegnare nel mondo attuale? Si tratta della prima piattaforma sistematica italiana: altri esempi sporadici si trovano solo a Roma e a Bologna”.
La reazione degli studenti non si è fatta attendere. “Siamo ancora in una fase iniziale – conclude Verolino- , ma la reazione da parte degli studenti devo dire che c’è stata: ad oggi contiamo circa 14.000 accessi al giorno da parte degli iscritti, che non solo hanno la possibilità di partecipare ai corsi online, ma anche di consultare il materiale didattico relativo alle singole lezioni ed ai singoli corsi. La reazione, invece, da parte dei professori è stata abbastanza mista: dal nostro punto di vista, dobbiamo puntare sulla classe intermedia di docenti, quella più disponibile al cambiamento. La nostra è una sfida anche sul piano culturale, guidata dall’ex rettore, che si è battuto molto su questo campo. Chiariamo subito le cose: nessuno pretende di aver trovato la soluzione al problema della didattica, ma su una cosa siamo tutti d’accordo: dobbiamo batterci per mantenere il ruolo centrale che ha l’Università nel sistema italiano, ora che il sapere si è polverizzato in rete”.
Raffaele Nappi
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