Tasse universitarie, è battaglia all’Università Federico II di Napoli. La Camera del Lavoro Metropolitana CGIL di Napoli e l’Udu – Unione degli Universitari di Napoli si schierano contro l’aumento, proposto dal Rettore, Gaetano Manfredi. Ma anche gli studenti sono sul piede di guerra: nei giorni scorsi è partita una raccolta firme in segno di protesta contro le novità. Secondo i dati calcolati dai ragazzi di Link Napoli, le tasse aumenteranno dal 3% (fascia 2-8) al 25% (fascia 15-19) passando per un aumento del 7% (fascia 9-12) e 10% (fascia 13 e 14).
“Un aumento insostenibile per le famiglie dei nostri studenti” – dichiara Federico Libertino, segretario della Camera del Lavoro – “la Federico II, infatti, è sempre stata un’università che ha accolto molti studenti capaci e meritevoli ma provenienti dalle fasce più disagiate della popolazione di Napoli; con l’aumento di cui si parla ora, c’è il concreto rischio che questi figli del ceto medio, i più colpiti dalla crisi economica, non possano più permettersi di frequentare la più prestigiosa università del Mezzogiorno”.
L’Italia è già al momento il terzo paese in Europa per l’importo di tasse universitarie. “Non è di questo che abbiamo bisogno per il rilancio dell’università e della sua funzione di ascensore sociale” – conclude Libertino.
Rincara la dose Lorenzo Fattori, coordinatore dell’Udu Napoli: “Questo aumento delle tasse si inserisce in un quadro già fosco. La Federico II ha un sistema di tassazione addirittura regressivo, cioè che pesa maggiormente sulle fasce più basse. Da un anno proponiamo di passare ad un sistema che superi le fasce, introducendo una formula che calcoli l’importo da pagare sulla base dell’ISEE presentato da ogni singolo studente, come è stato fatto all’università di Firenze, cosa che permetterebbe di ridurre il peso delle tasse per le fasce più disagiate. Inoltre le borse di studio, che sono finanziate con le tasse degli studenti e delle loro famiglie, sono costantemente in ritardo, anche se non per responsabilità dell’Ateneo: c’è chi le aspetta anche da quattro anni”.
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