In arrivo il Pnr 2015-2020. Il programma nazionale con le linee guida per rafforzare la ricerca approda a Palazzo Chigi per una prima approvazione sul piano politico, cui seguirà quella tecnica del Cipe: sul tavolo oltre 16 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.
Una della maggiori novità consiste nell’incremento di risorse destinate al primo triennio, dal 2015 al 2017, passato dai 5,8 miliardi previsti nelle bozze del documento ai 6,2 miliardi stanziati nella versione definitiva. Si tratta di un aumento dovuto, in buona parte, all’utilizzo di una tranche più consistente del Fondo sviluppo e coesione.
Di questi 6,2 miliardi, 2,4 arrivano direttamente dal Miur (in particolare 69 milioni dal Fisr; 339 del Foe; 652 del Ffo; 182 del Far/First; 698 del Pon competitività; 500 del Fsc). Ai fondi ministeriali, vanno aggiunti i 400 milioni di euro provenienti dai Por Regionali e i 3 miliardi di euro che l’Italia dovrebbe ottenere dal programma comunitario Horizon 2020 (con un passaggio della quota di risorse europee destinate al nostro paese che dovrebbe passare dall’attuale 8% al 10%).
Entro il 2020, poi, il Ministero dell’Istruzione erogherà complessivamente almeno 7,1 miliardi di euro destinati alla ricerca, per un piano complessivo che mira a mettere sul piatto almeno 16,5 miliardi di euro.
Non finisce qui, però: in questo computo, infatti, non sono previsti alcuni degli investimenti standard che il Governo mette a disposizione delle Università (si parla di circa 8 miliardi di euro nel periodo considerato) e soprattutto gli investimenti dei privati. I bandi che faranno seguito all’approvazione del Pnr, infatti, prevederanno in larga parte un bilanciamento tra le risorse pubbliche e quelle privata (ad esclusione dei progetti per costruire infrastrutture di ricerca, a pannaggio esclusivo del pubblico).
Saranno 12 le aree di specializzazione previste dal Pnr: Aerospazio; Agrifood; Cultural Heritage; Blue Growth; Chimica verde; Design, creatività e Made in Italy; Energia; Fabbrica intelligente; Mobilità sostenibile; Salute; Smart, Secure and Inclusive Communities; Tecnologie per gli ambienti di vita. Il Programma nazionale per la ricerca individuerà poi sei progetti da realizzare, a loro volta suddivisi in diversi interventi per i quali verrà stabilito un budget preventivo. In quest’articolazione, la cooperazione tra pubblico e privato prende un ruolo centrale (cui il Miur conta di destinare il 22% delle proprie risorse dirette ovvero 547 milioni di euro nel primo triennio); ma ancora più ingente sarà l’investimento sul capitale umano, il reclutamento di nuovi ricercatori, vero handicap del sistema di ricerca italiano segnalato da numerose indagini europee: a questa voce, infatti, il ministero di viale Trastevere destinerà oltre 1 miliardo di euro tra il 2015 e il 2017.
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