Come si fa a scegliere la migliore università per i propri studi? Scorrere le classifiche elaborate da enti più o meno istituzionali è davvero sufficiente o bisogna considerare altri parametri? Il dubbio non viene solo agli aspiranti universitari, ma anche agli addetti ai lavori, gli stessi che annualmente si trovano a stendere i ranking delle migliori università al mondo. Così l’Aier (American Institute for Economics Research) ha deciso di analizzare i dati disponibili sugli atenei americani e di riordinarli secondo criteri più appetibili per un ragazzo o una ragazza alle prese con la scelta della propria destinazione di studi.
La classifica che ne è emersa prende in considerazione aspetti di vivibilità della città in cui sono stanziate le università piuttosto che quelli legati agli investimenti o alle capacità di spesa degli atenei. Tasso di occupazione, numero di giovani impegnati in attività culturali, ma anche accessibilità degli spazi pubblici o numero di bar e ristoranti: questi alcuni dei criteri utilizzati dalla classifica riportata dal periodico americano Fortune.
I dati sono poi stati raggruppati a seconda della dimensione delle città (divise in tre fasce: quelle “big” con oltre 2,5 milioni di abitanti, le medie con abitanti tra 1 e 2,5 milioni, e le piccole con una popolazione tra i 250 mila e il milione di abitanti.
Ne è risultato che San Francisco (e non la solita Boston delle varie Harvard o del Mit) è la città più idonea a svolgere i propri studi. A seguire nel comparto big ci sono Boston, Seattle, Denver, Houston, Minneapolis, Washington, D.C., Dallas, San Diego, New York, Baltimore, Los Angeles, Atlanta, St. Louis e Tampa-St. Petersburg.
Tra le città di medie dimensioni, vince ancora una californiana, San Josè, seguita da Austin, Pittsburgh, Raleigh, Salt Lake City, Portland, Nashville, Columbus, Grand Rapids, Milwaukee, Cincinnati, Buffalo, New Orleans, Cleveland, Kansas City, San Antonio, Indianapolis, Rochester, Hartford e Orlando.
Per le piccole, invece, Boulder è il centro più interessante, seguito da Durham, Ann Arbor, Madison, Fort Collins, Santa Barbara, Provo, Naples, Trenton, Huntsville, Lincoln, Asheville, Des Moines, Omaha, Portland, Gainesville, San Luis Obispo, Honolulu, Myrtle Beach e Lexington.
Un criterio innovativo che prende in esame alcune delle reali esigenze degli studenti, i quali per almeno tre anni si troveranno a vivere in una comunità che, con i suoi pregi e i suoi difetti, influenzerà certamente il percorso di studi. Viene da chiedersi se lo stesso parametro possa essere applicato anche nelle analisi che si svolgono sulle università italiane con esisti che potrebbero capovolgere i ranking abituali.
A questo link le classifiche complete dell’Aier sulle migliori destinazioni per studiare negli Stati Uniti.
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