"Attenti al Tablet in classe: crea nuovi analfabeti"

Attenti al Tablet in classe. L’uso massiccio di pc e internet a scuola non assicura miglioramenti nelle performance degli alunni. Ma addirittura ne determinerebbe un calo negli apprendimenti. A parlare a Repubblica è Benedetto Vertechi, pedagogista italiano, che riapre l’annosa diatriba tra coloro che considerano tablet e Lim nelle aule scolastiche un toccasana contro gli scarsi risultati e – dall’altra parte – i tanti docenti che continuano a credere nell’insegnamento alla vecchia maniera, con tabelline e poesia imparate a memoria.
L’ultimo scritto del professor umbro si intitola “Alfabeto a rischio”. Vertecchi, docente di pedagogia sperimentale all’Università Roma Tre, sostiene che l’uso delle tecnologie in pratica determina “una caduta nella capacità di scrivere” non solo in senso meccanico, con grafie sempre più incomprensibili o strani mix di stili e caratteri nelle stesse parole: corsivo e stampatello, maiuscolo e minuscolo. Ma problemi anche nell’apprendimento stesso: “Una caduta che – continua il professore – investe sia le capacità di tracciare i caratteri, sia quella di organizzarli correttamente in parole, da usare per organizzare il messaggio stesso”.
In pratica “l’uso di mezzi digitali comporta l’attenuazione, e talvolta la perdita, della capacità di coordinare il pensiero con l’attività necessaria per tracciare i segni”, spiega Vertecchi.
Gli alunni delle scuole elementari hanno sempre più difficoltà nell’ortografia: “L’intervento nella scrittura digitale di correttori automatici riduce la consapevolezza ortografica. Il ricorso ossessivo alla funzione copia e incolla – inoltre – riduce la necessità di sviluppare una linea argomentativa”.
Ma non è tutto. Per Vertecchi l’effetto più pericoloso è la caduta della memoria: “La tecnologia abitua i bambini a pensare che c’è sempre una risposta all’esterno, e non nella loro testa”.
E in uno degli ultimi studi rilasciati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si mette in evidenza una realtà davvero strana: i quindicenni che mostrano le migliori performance in lettura e matematica sono proprio quelli che utilizzano meno la tecnologia a scuola e in classe. “Per questo in alcune scuole svizzere e statunitensi – conclude il professor Vertecchi – l’uso delle tecnologia è inibito fino ad una certa età, o è fortemente limitato”.

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  1. Sono d’accordissimo col Prof.Vertecchi. Il guaio è che molti docenti, ti guardano come fossi un alieno nel momento in cui esprimi un’opinione del genere. La scuola dovrebbe offrire delle alternative e non andare in una direzione univoca, come purtroppo avviene oggi. In un mondo virtuale, velocizzato al massimo come in una centrifuga, dove non c’è più spazio per le relazioni vere, dove non esiste più un interscambio di emozioni e sentimenti reali, dove il linguaggio verbale è diventato superfluo e inifluente, cosa ci stanno a fare gli insegnanti?Le statuine?Questa affannosa proiezione verso un futuro robotizzato, tecnologico, digitalizzato porterà alla fine della razza umana…cosa resterà di noi?

  2. Il problema non è il Tablet a scuola, ma l’uso che se ne fa. Sono una docente di scuola media e posso attestare che i nativi digitali fanno uso indiscriminato della rete e dei social network, sono lasciati completamente soli per intere giornate (anche di notte). Navigano per ore ininterrottamente a vedere spesso stupidi video. A scuola arrivano stanchi e demotivati verso un tipo di didattica di tipo tradizionale. A questo punto per la scuola diventa doveroso tentare una strada diversa, più consona ai loro stili di apprendimento, utilizzando i loro stessi strumenti, ma organizzandoli per metterli a servizio degli alunni, stimolandoli e facendo loro acquisire capacità critiche. Il docente ha il dovere di tentare tutte le strategie!

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