L'annuncio di Renzi: "Investiremo 2,5 miliardi nella ricerca"

“Domenica 1° maggio onoriamo la festa del lavoro non solo con le cerimonie ufficiali ma con un Cipe straordinario che stanzierà 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo di euro sulla cultura”. E’ questo il messaggio del premier Matteo Renzi, nella sua ultima enews.
Renzi aveva annunciato lo scorso mese, durante la visita di un laboratorio a Pomezia, che ci sarebbero stati “ingenti investimenti nel settore della Ricerca”. E la conferma ufficiale arriva oggi sul suo sito. “Il lavoro che verrà in Italia sarà creato anche e soprattutto dalla scommessa sul capitale umano- continua il premier – ricerca e cultura smettono di essere i settori da tagliare e diventano quelli su cui investire”.
Un appello, quello di Renzi, che vuole placare gli animi in un settore in agitazione come quello della Ricerca in Italia. Da mesi, infatti, si sono attivati ricercatori, professori e studiosi per riaccendere la luce in un comparto in grande difficoltà. “Saranno soldi spesi per l’hub del dopo-expo di Milano e per altri mega progetti”, commentano i ricercatori sui social. “Vedremo se alle parole seguiranno i fatti”, scrive Chiara.
Alle parole di Renzi si sono aggiunte anche quelle del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha parlato in occasione degli Stati generali della ricerca sanitaria. “La ricerca sanitaria – ha detto il presidente della Repubblica – rappresenta un patrimonio di conoscenze ed esperienze di grande valere per la società, in termini di qualità della vita, di tutela della persona, di crescita delle stesse potenzialità economiche; il nostro Paese vanta eccellenze in questo campo, così come nell’applicazione di biotecnologie avanzate. Occorre per questo compiere ogni sforzo per incrementare le risorse a disposizione e selezionare gli obiettivi sulla base di strategie bene definite e condivise”. Investire nella ricerca, concluso, “vuol dire investire nel nostro futuro e far crescere le potenzialità del Paese. Per questo deve diventare una delle priorità dell’agenda italiana, anche perché è un modo per dare opportunità alle giovani generazioni ed evitare che alcuni tra i migliori siano costretti a costruire altrove il proprio percorso professionale”.

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