IIT, caos "tesoretto". Cattaneo: "Vicina a baronie nomina vertici istituto"

Continua la caccia al “tesoretto” dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) protagonista di un’emendamento alla manovra oggi in votazione alla Camera, poi ritirato su pressioni del governo, che avrebbe destinato 415 milioni alla ricerca. La somma dell’istituto dovrebbe essere depositata in un conto di Banca d’Italia, ma la stessa sua esistenza è ritenuta dubbia. Corriereuniv ha intervistato uno dei protagonisti della vicenda, la senatrice a vita Elena Cattaneo che molto si è spesa per sollevare questo enigma che solo il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in questi giorni tirato in ballo dall’associazione Luca Coscioni, sembra poter svelare. 
1) Senatrice ma questi 415 milioni depositati sul conto di Bankitalia ci sono o no?
La risposta a questa domanda io non posso averla. Mentre era in corso la discussione in Commissione Bilancio della Camera sulla cosiddetta “manovrina”, sono stata interpellata da un quotidiano in merito a un emendamento, giudicato ammissibile, che avrebbe permesso di destinare 415 milioni del tesoretto dell’IIT di Genova che giace in un fondo infruttifero della Banca d’Italia al FIRST, Fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica. Ho riportato quello che mi è stato riferito da ambienti della maggioranza, vale a dire che “quei fondi non ci sono più perché lo Stato li ha già usati”. Nessuno ha mai confermato né smentito questa affermazione. La direzione indicata da quell’emendamento, tra l’altro, la ritengo sacrosanta perché si tratta di risorse pubbliche destinate alla ricerca ma mai utilizzate per questo fine come conseguenza di un finanziamento dell’Istituto di Genova evidentemente sproporzionato rispetto alle sue stesse necessità di ricerca, che andrebbero comunque sostenute tramite competizione tra le idee degli altri studiosi italiani invece che a pioggia, su base politica. Approvarlo avrebbe permesso di restituire, in modo trasparente, quei fondi alla ricerca pubblica italiana in tutte le discipline e di distribuirli su base competitiva. Le ricerche dell’IIT sarebbe comunque continuate utilizzando i 100 milioni annui che riceverà in eterno oltre agli altri fondi accantonati dall’ente.
2) Qual è la sua riflessione in merito alla possibilità di utilizzare 250 milioni dei 415 per supportare giovani ricercatori?
Non conosco i termini dell’intesa raggiunta tra IIT e Ministeri, né la discussione che ha portato al comunicato che abbiamo letto. Sembra comunque anomalo che i Ministeri che finanziano e vigilano su un Ente che accumula in banca il denaro pubblico che gli viene erogato per far ricerca mentre continua a riceverne a fiumi, hanno bisogno di concordare con l’Ente stesso l’utilizzo di quelle risorse pubbliche che l’Istituto non è riuscito a spendere. Il tutto bypassando il Parlamento dove era in corso una discussione sullo stesso tema. Mi pare un corto circuito istituzionale dove faccio fatica a trovare una logica.
3)  Come mai l’ultima parola sull’utilizzo dei 250 milioni è stata lascia all’IIT?
Questa, come le precedenti domande, richiede una risposta da parte dei Ministeri. In Parlamento la discussione è stata impedita dal ritiro dell’emendamento.   
4) Alla luce di tali fatti, secondo lei l’IIT può ancora essere l’unico referente del governo per il progetto Human Technopole nell’ex area Expo?  
Mi sono sempre opposta a questa possibilità (sarebbe stato lo stesso per qualsiasi altro Ente prescelto con analoghe modalità) e devo dare atto al Governo e al presidente del Comitato di coordinamento di Human Technopole (HT), il prof. Stefano Paleari, di aver compreso che HT non poteva perseguire il modello IIT. E i motivi sono tanti. A partire dalla natura giuridica poco chiara di IIT, un “ircocervo” che gode di finanziamenti pubblici e allo stesso tempo dei privilegi degli enti privati in fatto di assunzioni e di trasparenza dei bilanci che, per ben 13 anni, non sono mai stati pubblicati. I primi li abbiamo visti nel 2016, dopo gli articoli di stampa che hanno iniziato a mettere in luce le criticità dell’ente. Per non parlare dei flussi finanziari, impossibili da tracciare in maniera trasparente e delle partite di giro milionarie, in più occasioni evidenziate e di cui non si riesce a venire a capo perché l’Istituto non le ha mai chiarite. E potrei continuare con le anomalie di una governance che da 14 anni esprime gli stessi vertici direttivi, una modalità che dovrebbe imbarazzare perché più vicina alle baronie che alla dichiarata eccellenza e all’internazionalizzazione. Tutti questi fatti sono emersi a poco a poco, studiando e facendo ricerche nell’ultimo anno e mezzo, cioè da quando è stato fatto il nome di IIT per HT. Mi chiedo come il Governo potesse non essere a conoscenza di queste anomalie.
5) L’associazione Luca Coscioni ha chiesto chiarezza al ministro Paodan in merito ai 415 milioni senza ricevere finora risposta, cosa ne pensa?
Il Ministero dell’economia è l’unico vero soggetto istituzionale deputato a dare una risposta sull’esistenza e disponibilità liquide di quelle risorse pubbliche accumulate a partire da un suo capitolo di spesa che, ricordo, è dedicato a ricerca e innovazione.   
 

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