Dopo l’annuncio della Carta dei diritti e doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro, prevista per settembre insieme ad un portale telematico di denuncia degli eventuali abusi, Corriereuniv.it ha raggiunto la coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti Francesca Picci. Cosa pensa delle direttive del Miur il sindacato studentesco che ha presentato lo scorso mese un’inchiesta sull’alternanza scuola-lavoro?
Le linee guida annunciate dalla ministra Valeria Fedeli per la Carta degli studenti in alternanza risolverebbero i problemi che avete riscontrato?
Così come è stato annunciato no, mancano delle cose e speriamo che quando verrà presentata non contenga soltanto doveri. Il focus sui diritti è fondamentale: garantire nella Carta un codice etico da rispettare per le aziende, escludendo quelle con sospette infiltrazioni mafiose, che sia davvero rispettato il percorso di studi e maggiore connessione con le aziende: cosa questa che è avvenuta poco e male soprattutto al Sud.
Per gli abusi è stato prospettato un sito di denuncia…
Questo strumento è assolutamente marginale. Per noi la risposta è uno strumento che possa essere impugnato in giudizio dagli studenti nel caso non vengano rispettati i diritti come studenti in ambito lavorativo. È di ieri la notizia di Parma dove studenti lavorano gratuitamente per spostare lettini e ombrelloni in alternanza. Noi continueremo a monitorare con gli sportelli alternanza estiva a cui ci si può rivolgere tramite la pagina facebook nazionale o tramite il numero 3278331071.
Basteranno 1000 tutor per gestire l’alternanza del milione e mezzo di studenti previsto per il prossimo anno?
Noi abbiamo proposto di assegnare un tutor ogni cinque studenti; non bisogna dimenticare che il progetto scuola lavoro è strutturalmente complicato. Inoltre è essenziale che tutor aziendale e formativo si coordino. Questa problematica sarebbe dovuta essere considerata nel momento in cui il Miur ha previsto l’obbligatorietà dei percorsi. Inoltre i tutor devono essere formati per l’evenienza di complicazioni: nel caso di Parma il tutor si è limitato a dare una pacca sulla spalla e a dire al ragazzo di stringere i denti. I docenti, spesso, si ritrovano senza strumenti per capire come comportarsi. Il Ministero dell’Istruzione deve ripensare ad un piano di investimenti concreto che possa essere usato per l’alternanza sia qualitativamente che quantitativamente.
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