Concorsi truccati, quando Fantozzi diceva: "Diamo vita ad una nuova cupola"

Sapevano già il nome che avrebbe vinto il posto della cattedra di diritto tributario prima che la commissione per l’abilitazione scientifica del Miur venisse nominata. Vengono da università diverse ma avevano creato una “nuova cupola”, così la definisce l’ex Ministro dei governi Dini e Prodi, Augusto Fantozzi, nelle intercettazioni pubblicate da La Stampa di Torino. Un accordo tra “gentiluomini” basato sul “do ut des”. I professori, oggi accusati di corruzione, erano  formalmente schierati su due fronti distinti, l’Associazione italiana professori diritto tributario e la Società studiosi diritto tributario, membri della commissione, stringevano patti che di merito avevano poco lasciandoli «in eredità» ai colleghi tra il 2013 e il 2015. Da una parte Fantozzi e la cordata «romana», dall’altro il gruppo di Francesco Tesauro dell’Università Milano Bicocca.  
Nelle 172 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Angelo Antonio Pezzuti, sulla scorta dell’inchiesta del procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e i pm Luca Turco e Paolo Barlucchi, viene ricostruito il sistema che il professor Fantozzi definisce «seppure in modo scherzoso, come la “nuova cupola”». Si legge che l’ex ministro (per il quale il gip si è riservato la valutazione dell’interdizione all’esito dell’interrogatorio) «trova dunque opportuno, se non necessario, che le future abilitazioni siano gestite, non dai commissari di volta in volta nominati, ma “da un gruppo di persone più o meno stabili” , da un gruppo di garanzia… uomini di buona volontà oltre che …qualche, possano stare in una nuova cupola”». L’obiettivo? Secondo le carte è «precostituire le condizioni per far conseguire, in assenza di reale concorrenza, ai propri allievi e o associati i posti di professore ordinario o associato che sarebbero stati successivamente banditi dalle varie università in sede locale per partecipare ai quali costituiva requisito necessario la relativa abilitazione in prima o seconda fascia».  
Vietato parlare di merito: il candidato Fabio Graziano pur avendo 193 pubblicazioni viene scartato. C’è posto soltanto per le spintarelle e i consigli di abbandonare ritirandosi. «Non è che si dice è bravo o non è bravo… Questo è mio, questo è tuo» afferma il professor Pasquale Russo al collega Guglielmo Fransoni, il primo docente di diritto Tributario a Firenze e il secondo ordinario dell’Università di Foggia e componente della commissione del Miur per l’abilitazione scientifica. La Guardia di Finanza di Firenze ha registrato questo e altro. «Qual è il prezzo da pagare? Parliamone…» chiede il 14 aprile 2015 Giuseppe Marino, che dopo aver raccontato a Claudio Sacchetto l’andamento dei lavori della Commissione, lo invita ad incontrare Adriano Di Pietro. Mentre di fronte al ricercatore Philip Laroma, escluso dal concorso e autore della denuncia da cui è partita l’inchiesta, il professor Pasquale Russo esclama: «Che fai ricorso? Però così ti giochi la carriera. Non siamo sul piano del merito, Philip. Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano».  
E a giustificazione della sua condotta afferma: «Anche io mi son piegato… a certi baratti per poter mandare avanti i miei allievi…», «ero ingenuo all’inizio» ma «la logica universitaria è questa… è un mondo di merda… è un mondo di merda… quindi purtroppo è un do ut des». Un altro docente sentenzia: «I miei principi? Sotto i piedi». Il merito non esiste, anzi si aiuta persino chi viene considerato un incapace. Il professor Giuseppe Cipolla, a proposito di un suo protetto dice: «Qui non c’è nessun merito, ognuno ha i suoi… Tra l’altro dico, vai a leggere pure il mio giudizio che si vede che quello è proprio disgraziato». Una vera e propria concorsopoli dove le strade del metodo corruttivo sembrano essere varie, almeno seguendo il copioso materiale dell’ordinanza del Gip. Per convincere Carlos Maria Lopez Espadafor, professore di Diritto tributario presso l’Università De Jean in Spagna, membro Ocse, quinto membro della commissione che ha concluso i lavori della tornata 2013, gli vengono offerti «un soggiorno a Venezia con falsa attestazione di una riunione accademica per coprire l’assenza in Spagna, la promessa di un aiuto per la revisione in italiano dei suoi articoli e un intervento in un incontro accademico da organizzare a Venezia, un incarico di visiting professor all’Università di Bologna in cambio del proprio voto». 

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