Smartphone in classe, infiamma la polemica sui social e il web si divide

C’è chi dice che sia solo un’altra grande distrazione, chi invece lo usa già da tempo e chi crede non sia il momento. L’idea dello smartphone come strumento didattico, proposta dalla Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, ha infiammato un acceso dibattito sui social. E non poteva che essere così. Ormai diventato parte stessa del vivere quotidiano, per molti la prima cosa che controlliamo appena svegli, ha soppiantato lo stesso pc portatile per qualsiasi azione. Ma come diceva Umberto Eco: “Il libro continuerà a resistere ancora a lungo a tutte le invenzioni successive”. Eppure è indubbio come questa sia un’era di transizione dove per la prima volta due generazioni non solo non parlano la stessa lingua, ma non lo fanno con gli stessi strumenti.
E cosa pensano i docenti di questa proposta per la didattica? “Non sono abbastanza maturi per usarlo in maniera consapevole come strumento didattico, se ne approfittano e vanno direttamente sui social o sui giochi – scrive Danae – Personalmente credo che bisognerebbe riscoprire dei valori “antichi” che ci insegnavano da piccoli, ovvero l’educazione e il rispetto”. E ancora: “Pensano che i nostri allievi siano persone desiderose di “cultura-formazione-educazione” con i quali sia possibile sfruttare ogni mezzo in maniera costruttiva per raggiungere questi obiettivi – afferma Lorella – Davvero, chi avanza queste proposte non ha la più pallida idea di come sono fatti i nostri ragazzi”. Oppure chi si trova in situazioni scolastiche disagiate e ha sperimentato l’utilità del mezzo in classe: “Io insegno in una scuola di frontiera- scrive Giovanni da Napoli – e ti assicuro che lo smartphone è proprio l’ultima possibilità. Google offre il servizio Classroom che è comodo da usare”. Inoltre c’è anche chi ne fa una questione di “utenza”, come Roberta: “Secondo me il problema è che se la pratica funziona in un liceo bene del centro storico di Torino non è detto che funzioni anche nel professionale di Roma Borghesiana“. Benché lo scetticismo sembra avere la maggioranza, almeno sui social, la divisione di idee è abbastanza palpabile
Per molti docenti il problema principale dell’uso degli smartphone è il loro uso improprio, la possibilità che vengano fatti video o registrazioni in modo illecito, come ha sottolineato il garante della privacy. “Capisco il rischio – dice Beatrice Gulinati, docente di scienze al liceo scientifico – ma dal punto di vista didattico trovo utile fotografare con il cellulare una formula sulla lavagna”. Insomma non parliamo di una bocciatura a priori di uno strumento che fino a qualche anno fa era passabile di sequestro. Certamente sarebbe auspicabile un serio lavoro da parte della commissione preposta, con la volontà di effettuare una campagna d’ascolto che coinvolga la docenza su più livelli. Un’indagine Coni ed Eurispes di questo gennaio ha mostrato che alla domanda “quale dipendenza ti fa più paura?” il 73 per cento dei ragazzi ha indicato proprio la dipendenza tecnologica

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