Erasmus, quando la mobilità in Europa crea opportunità

Mentre mi appresto a riassumere in poche righe la mia prima esperienza Erasmus all’estero, ricevo una meravigliosa notizia.Nella nuova classifica redatta dal giornale online L’Étudiant, Strasburgo si piazza in prima posizione per qualità della vita universitaria. Ho iniziato a raccogliere informazioni sul programma Erasmus a metà del mio percorso universitario. Forte della discreta conoscenza di almeno una lingua straniera, ero alla ricerca di opportunità di studio all’estero, di una intensa esperienza in un paese francofono. Come da prassi all’epoca, mi sottoposi al colloquio motivazionale Erasmus, in lingua straniera. Fu allora che i docenti scelsero per me la destinazione: Parigi. Eppure in cuor mio sentivo che sarebbe stata un’altra la meta dove trascorrere un anno accademico: Strasburgo, capitale d’Europa. La mia scelta non è stata affatto casuale: Parigi è troppo grande, troppo ricca e costosa specialmente per uno studente; mentre io ero alla ricerca di un posto nel mondo che fosse all’altezza delle mie aspettative e, a tutt’oggi, resto fermamente convinta di avere fatto la scelta giusta.
Ho avuto la fortuna di trovare un alloggio presso una delle residenze universitarie, molto ben collegata all’università grazie ai trasporti pubblici sempre efficienti. Ciò mi ha permesso di vivere con serenità questa parentesi di vita, e soprattutto di conoscere colleghi provenienti da ogni parte del mondo, ognuno con il suo bagaglio culturale personale. Serate danzanti, corsi di lingue straniere in biblioteca, viaggi nelle maggiori capitali europee, sono solo alcune delle attività organizzate dal Consiglio della Residenza Universitaria e ciò ha permesso di non rimanere isolati nei nostri mini appartamenti da 9m2 -la dimensione minima per legge, in Francia, di un alloggio-. Ne sono nate amicizie, come pure legami affettivi più o meno duraturi.

Alsazia, terra di opportunità

Era appena cominciato l’inverno quando sul sito ufficiale dell’Université de Strasbourg era apparso un appello alla candidatura per un concorso di critica letteraria seguendo criteri selettivi particolarmente restrittivi, indetto da France Culture e Télérama, rivolto per la prima volta in assoluto agli studenti in Francia di età compresa tra i 18 e i 30 anni, appassionati di lettura. Naturalmente, sia il romanzo che l’autore che la produzione scritta dovevano essere rigorosamente francesi. Mi sono fatta coraggio… Frutto di un lavoro lungo e certosino, ho inviato la mia critica ad un romanzo di FrédéricBeigbeder. Ebbene, sono stata selezionata! Questo per me ha rappresentatotantissimo, mi ha ripagato di tanti anni di studio, di sacrifici, di rinunce. Nulla cade dal cielo. Per quanto concerne il juryétudiant, non so dire se nel resto della Francia siano stati selezionati altri italiani. A Strasburgo il gruppo della giuria era composto da studenti di madrelingua francese. Eravamo molto affiatati e insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro fino al 19 marzo, giorno in cui è stato rivelato il nome del vincitore, a Parigi.
Ritornando al discorso iniziale, prima della partenza mi prefiguravo gli obiettivi da conseguire. Già prima di approdare per la prima volta in Alsazia avevo fatto una promessa a me stessa. Non mi sarei limitata a seguire i corsi in facoltà e studiare come una folle: avrei fatto in modo di partecipare a diverse iniziative come un importantissimo workshop presso il Consiglio d’Europa nell’ambito del Forum Mondiale de la Démocratie, creare dei partenariati tra il portale culturale da me gestito come Coordinatrice culturale e il Festival du Film Italien de Villerupt, il film festival di cortometraggi Chacun Son Court. Lungo tutto l’anno di studi sono nati nuovi progetti cui ho partecipato attivamente con passione mista ad entusiasmo. Ultimo in ordine di tempo, l’invito a prendere partein qualità di testimonial alla presentazione ufficiale del progetto Erasmus+ 2014-2020, a Firenze.

Mai dare nulla per scontato. Lo scoglio della burocrazia

Devo ammetterlo, non è stato per niente semplice ambientarmi. Non nascondo che nelle prime due settimane volevo mollare tutto, tornare indietro, in Italia… Laddove persiste il mito secondo cui seguire i corsi nell’ambito del programma Erasmus all’estero sia più semplice che nel Bel Paese, niente di più sbagliato. In Francia gli studenti universitari vengono trattati allo stesso modo indipendentemente dal proprio status ed il regime a cui si è sottoposti è durissimo, basti pensare che la maggior parte degli esami sono scritti proprio come avviene al liceo quindi per noi italiani la fatica è doppia se non tripla. Inoltre, nonostante il programma Erasmus -giunto al venticinquesimo anno di esistenza- fosse ormai ampiamente rodato, si viveva con l’ansia costante di non vedersi riconosciuti gli esami sostenuti una volta rientrati in Italia. In tutto questo hanno giocato un ruolo importante se non fondamentale il forte sostegno sia degli amici pugliesi, sia di mia madre che in questi anni mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti e supportato nelle mie scelte. A lei in particolare devo moltissimo.

Valeria Panzetta – Strasburgo
Laureata in Lettere, presso l’Università degli Studi di Bari. Ha trascorso un anno accademico all’estero seguendo i corsi tenuti presso il dipartimento LEA, a Strasburgo, Capitale d’Europa.

 
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