Referendum Catalogna: il racconto della Generazione Erasmus

Conosco Mariona nei miei primissimi giorni di Erasmus.
Viviamo sotto lo stesso tetto: un residence che ospita, nelle sue piccole e raccolte stanze, centinaia di studenti provenienti da tutto il mondo. Per le cucine comuni si respirano odori di mondi diversi, il caffè al mattino è un’abitudine di pochi e imparo a convivere con sapori e accenti diversi che colorano ogni mio risveglio. Abbiamo adibito la sala comune, beata e amata common room, a punto di ritrovo: il venerdì la si festeggia con una birra di troppo, il resto dei giorni è il nostro nido in cui intrecciare chiacchiere, videochiamate, conoscenze, tentativi di studio, pause merenda. Osservo Mariona in common room: è concentrata sul suo Mac e, mentre lei si destreggia tra prenotare un volo e sistemare il piano di studi, il mio sguardo cade sull’adesivo che se ne sta ben appiccicato al monitor del suo pc. “Barcelona feminista” dice lo sticker: dev’essere una tosta Mariona, penso. La immagino coinvolta in qualche manifestazione, concitata e anche un po’ arrabbiata, mi sforzo di indovinare perché abbia deciso di avere a cuore il gentil sesso, covo una segreta complicità che me la rende subito simpatica e poi cerco di tornare a me stessa.
A Barcellona ci sono stata questa estate e il ricordo è nitido e profumato: il tramonto della Barceloneta, la musica nelle strade, i sorrisi della gente, la spensieratezza dell’aria. Qualche giorno dopo, la follia umana avrebbe percorso la Rambla e mi avrebbe consegnato un’immagine della città che non era la mia: la mia Rambla non era percorsa da odio, né da paura. Difendo con audacia la mia personalissima fotografia spagnola e la condivido con Mariona: Barcellona è la sua città e, sebbene ora sia in Erasmus a Gent, timida, mi ammette di essere preoccupata.
È quasi primo ottobre e il suo paese si prepara a scrivere una pagina di storia: il referendum della Catalogna scalda anche i nostri animi lontani. È una comunissima domenica di ottobre a Gent e nello sguardo di Mariona leggo tutte le notizie che non voglio lasciarmi dare dai media: leggo la tensione di una battaglia interna, l’ansia del divenire, un panorama incerto, il divario tra il desiderio di perseguire un obiettivo e gli ostacoli materiali, la politica complessa, le incomprensioni umane, i fronti divisi, il fervore delle proteste, la violenza illecita, le parole che cadono pesanti di istituzioni, presidenti, personalità, opinionisti e giornalisti dal tweet facile.
Il Sì stravince con il 90% dei voti.  Il presidente catalano Carles Puigdemont afferma che la Catalogna ha ottenuto il rispetto dell’Europa guadagnandosi il diritto ad essere uno stato indipendente. Nel frattempo, sale il bilancio dei feriti: la polizia spagnola fa irruzione nei seggi, gli scontri e le violenze cercano di sopprimere il grido di “voterem”. A urne, schede e seggi si alternano manganelli e proiettili di gomma: “Barcellona è una città di pace e non ha paura” twitta il sindaco di Barcellona Ada Colau. Dal canto suo, il premier spagnolo Mariano Rajoy, tuona: “oggi non c’è stato alcun referendum. È stato una messinscena, una sceneggiata ignorata dalla maggioranza dei catalani. Siamo una democrazia tollerante ma ferma, abbiamo rispettato la legge e la Costituzione, reagito con fermezza e serenità” e, aggiunge, “occorre ritrovare il bene della convivenza”.
Io, con Mariona ci convivo. E, insieme a noi, vive anche Silvia, nata a Malaga, nel sud della Spagna. Il bene della convivenza lo coltiviamo con cura ogni giorno ed è questo il fil rouge che ci tiene unite e ci conduce, con naturalezza, a ritagliarci uno spazio tutto per noi per poter discutere, confrontarci e parlare di quello che sta accadano lontano da noi.
Accarezzo la loro lontananza da casa ed esordisco chiedendo come si viva a chilometri di distanza il proprio paese che lotta. Le loro risposte sono puntuali ma serene. Non c’è filtro, non c’é menzogna.
Ve le presento nell’intervista che segue in cui, destreggiandomi in un inglese impacciato, riusciamo comunque a parlare di patriottismo, indipendenza, prospettive future, preoccupazioni e testimonianze.
 

   Nicoletta Labarile

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