Un’altra boccata d’ossigeno alla ricerca italiana arriva dalla commissione Bilancio: 100 milioni per la stabilizzazione dei ricercatori precari degli enti di ricerca pubblici, una cifra che con il cofinanziamento del 50% degli enti stessi dovrebbe regolarizzare quasi 2mila precari entro il 2020. Dopo il piano per l’assunzione di oltre 1600 ricercatori – la maggior parte nelle università – contenuto nel testo della legge di Bilancio attualmente in discussione al Senato, l’emendamento della maggioranza a firma Francesco Verducci stanzia 10 milioni per il 2018, 50 per il 2019. Ma i finanziamenti non sono strutturali e il prossimo governo potrà rimescolare le carte.
Il testo prevede la possibilità per gli enti di ricerca di avvalersi delle disposizioni della legge Madia (dlgs 75/2017 articolo 20) per il superamento del precariato. E mette a disposizione oltre 100 milioni di euro spalmati in tre anni per la trasformazione e stipula di contratti a tempo indeterminato di ricercatori e tecnologi che si trovino nelle condizioni previste dalla legge Madia: contratti a tempo determinato e contratti flessibili.Tenendo conto dei costi medi annuali, le risorse messe a disposizione dall’emendamento con un cofinanziamento per almeno il 50% da parte degli enti che assumono, dovrebbero consentire la trasformazione di circa 420 ricercatori e tecnologi nel 2018, mentre nel 2019 potranno essere assunti 1.750 cervelli. Lo stesso emendamento prevede anche un percorso di stabilizzazione da parte del Crea, l’ente di ricerca sull’agricoltura vigilato dal ministero per le Politiche agricole. Si tratta in questo caso di 500 unità di personale di tutti i profili (ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi), di cui 411 precari i cui contratti potranno essere trasformati a tempo indeterminato e 89 precari che potranno partecipare alla riserva di posti da bandire nel triennio 2018-2020.
“Una mancia in vista delle elezioni di marzo – commenta Luca Mauro, tecnico del Cnr -. Hanno investito solo 10 milioni per il prossimo anno quando potevano sbloccare l’intera somma. Inoltre – continua – nell’emendamento vi è un macroscopico difetto di forma perché si riferisce soltanto a ricercatori e tecnologi quando gli enti di ricerca vengono mandati avanti anche da tecnici ed amministrativi”. Per il solo Cnr su 2600 persone che rientrano nei parametri della legge Madia, soltanto 200 verrebbero regolarizzate nel prossimo anno. “Basterebbe che lo stato stanziasse i 150 milioni sottratti nel 2010 al fondo del Cnr per regolarizzare tutti gli aventi diritto”, puntualizza Mauro. Insomma una boccata d’ossigeno che basterà a malapena per un respiro di questi ricercatori che da una settimana stanno occupando la sede centrale a Roma per essere ascoltati. “Inaspriremo la lotta e la porteremo fino in Parlamento”, affermano. Con molta probabilità saranno anche loro al fianco della Cgil il 2 dicembre contro la legge di Bilancio.
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