Studenti in piazza contro Alternanza e legge di Bilancio: "Vogliamo istruzione e diritti"

“Scuola e università in rosso”, questo lo slogan usato dagli studenti scesi in piazza dalla Sicilia a Milano. Studenti letteralmente in mutante, come quelli che in mattinata hanno organizzato un flash mob a Roma, mentre altri nella notte di ieri sono apparsi vestiti da tute blu ai cancelli del ministero dell’Istruzione. Nel giorno del ricordo dello studente cecoslovacco Jan Oppetal, ucciso nel ’39 dai nazisti durante un’occupazione, gli studenti di tutta Europa hanno oggi manifestato contro le malversazione nel mondo scolastico e universitario.  Alternanza scuola-lavoro e la legge di Bilancio in discussione al Senato i temi caldi, poi emergenze come edilizia scolastica, abbandono della scuola e sempre meno laureati rispetto all’Europa. 
L’Unione degli universitari e la Rete degli studenti, partiti a Roma da Piramide hanno terminato il corteo sotto il ministero, la polizia, però, ha impedito all’organizzazione di ripetere il flash mob degli studenti in mutande sotto le finestre della ministra Valeria Fedeli. La motivazione? “Atti osceni in luogo pubblico”. La rete Link ha proposto sit-in e presidi nelle città. E un concentramento romano in piazza di Montecitorio.  A Milano, invece, dove gli studenti hanno proposto l’approvazione dello Ius soli, intorno alle 11 ci sono stati lanci verso la polizia schierata. In Corso Monforte, vicino alla prefettura, dalla parte avanzata del corteo si sono stati staccati alcuni studenti a volto coperto: hanno imbrattato vetrine di Benetton e delle Poste italiane, quindi iniziato lanci di uova, carta igienica, fumogeni e alcuni sanitari verso gli agenti del reparto mobile, che hanno messo di traverso un blindato. Poi il corteo ha ripreso la sua marcia.
 
 
L’Udu ha dichiarato, spiegando questo autunno nuovamente inquieto degli studenti italiani (a Roma diverse scuole sono occupate): “Mancano quelle risorse che dovrebbero garantire la qualità nel nostro sistema di formazione. Lo Stato, in questi anni di crisi economica, ha tagliato l’istruzione più che qualsiasi altro settore pubblico. L’Italia investe il 7,1 per cento del Prodotto interno lordo in istruzione, ultimi tra i paesi più sviluppati: la media Ocse è dell’11,3 per cento. Ci mobilitiamo perché la più importante perdita subita da scuole e università in questi anni siamo proprio noi studenti. Terminare le scuole superiori comporta enormi sacrifici per i costi di trasporti e libri, il diritto allo studio è praticamente inesistente. Accedere all’università è sempre più difficile: all’ingresso ci scontriamo con la barriera del numero chiuso e una volta all’interno la carenza di borse di studio e le tasse, le terze più alte in Europa, il costo degli affitti e dei trasporti rendono quasi impossibile portare a termine la laurea. Vogliamo che i luoghi dell’istruzione siano realmente accessibili. Vogliamo un investimento sulla formazione dei nostri docenti, che siano garantite la qualità e la gratuità dei percorsi e una vera Carta dei diritti degli studenti in Alternanza. Per gli universitari i tirocini curriculari sono privi di diritti minimi garantiti e spesso manca del tutto una vigilanza sulla qualità dell’esperienza”. L’Unione degli studenti (Uds) e la Rete della Conoscenza hanno fatto proprio lo slogan “Scuola e Università in rosso” e nella notte, con le tute da operai indosso, si sono affacciati al portone del Miur. Per loro oggi inizia un percorso definito “Gli stati generali dello sfruttamento” – in evidente contrapposizione con gli Stati generali messi in agenda dalla ministra Valeria Fedeli – che proseguirà venerdì prossimo con la serrata, promossa da docenti e studenti, degli atenei italiani. “Con le mobilitazioni di oggi apriamo una settimana di mobilitazione in tutta Italia contro lo sfruttamento degli studenti in Alternanza scuola lavoro”, dice Francesca Picci, coordinatrice dell’Uds. “La Fedeli ha lanciato gli Stati generali dell’alternanza per fornire una passerella a Confindustria. L’alternanza è il paradigma del lavoro gratuito, povero e sfruttato che stanno imponendo ai giovani e non solo”.
Nel pomeriggio sono state diverse le occasioni pubbliche con ricercatori precari, riders, disoccupati, pensionati. Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi: “Ancora una volta si sceglie di investire 290 milioni per una manovra a pioggia come il Bonus cultura, e non in misure progressive, e dei 114 milioni di euro in avanzo dal 2015 per il mancato utilizzo si è persa traccia. E’ evidente – i dati riportati dall’indagine di Save The Children lo dimostrano – che la condizione economica di partenza incide nel percorso scolastico e determina il successo formativo”. Sempre Rete degli studenti medi e Udu hanno poi presentato le proposte degli studenti al Senato, alcune già presentata attraverso emendamenti alla legge di Bilancio attualmente in discussione a palazzo Madama. Finanziare il fondo nazionale per il diritto allo studio di con ulteriori 500 milioni di euro, aggiungerne altri 500 ai 400 milioni stanziati per l’edilizia scolastica – rendendo strutturale il fondo -, abolire le destrazioni fiscali, recentemente approvate, per le aziende che assumono a seguito del periodo di alternanza scuola-lavoro e finanziare con 20 milioni di euro tutor interni ed esterni. Spostare, inoltre, l’avanzo di 114 milioni di euro sul Fondo per il diritto allo studio. Per gli universitari gli studenti chiedono ulteriori fondi per il FIS (Fondo Integrativo Statale), diminuire la chilometrica per la detrazione fiscale degli affitti degli studenti fuori sede e reintrodurre la possibilità di detrarre l’IVA per gli enti di diritto allo studio che offrono servizi diretti. Non mancano poi le richiesti di aumento delle assunzione per i ricercatori: sono 2500 quelli che mancano all’appello secondo gli studenti oltre quelli inseriti nella legge di Bilancio. 
 
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