Metterci la faccia per dire no al bullismo. Lo ha fatto il giovane Keaton ripreso dalla madre in lacrime. “Perché lo fanno?”. Questa la domanda del giovane studente oggetto di vessazioni dai bulli della sua scuola. Perché se il mondo là fuori è duro, dentro le mura delle scuole non lo è di meno. E allora bisogna raccontarlo direttamente da chi subisce, come ha fatto Keaton, che piange a dirotto, con la voce spezzata, mentre descrive come i ragazzini della sua età si prendono gioco di lui nel modo più crudele, deridendolo e facendolo sentire sbagliato.
Il video di Keaton è stato visto 18 milioni di volte in pochi giorni e ha richiamato l’attenzione di star e atleti. Ma non si tratta di uno show e neppure di un atto di presenza. L’hashtag #standwithkeaton è la mano che la rete ha teso verso Keaton, cercando di farlo sentire meno solo. Così come il crowdfunding aperto a sostegno della sua causa ha superato i 29mila dollari: tutti soldi raccolti pensando agli studi che potranno assicurare un futuro a Keaton. Tra loro anche i campioni delle Università del Tennessee e le cheerleaders dell’LSU, la cantante country Kelsea Ballerini (nata a Knoxville), l’ex campione delle corse di auto Dale Earnhardt Jr e Snoop Dogg. “Sappi che hai un amico per sempre” e “L’amore è l’unico modo per combattere l’odio” sono solo alcuni dei messaggi in bottiglia lanciati nel mare di tweet e post. Ma pronti per essere aperti e condivisi all’istante.
@DonteStallworth @Lakyn_Jones hopefully my video and the tweets that Keaton have been getting brings awareness to bullying and how serious it is in our school system pic.twitter.com/1Dujv3RxA5
— Delanie walker (@delaniewalker82) 9 dicembre 2017
My brother just offered Keaton Jones and his family 4 tickets to watch the @Titans play on December 31st! 🙏🏿 https://t.co/LPmSm4FxAZ
— Donté Stallworth (@DonteStallworth) 9 dicembre 2017
Meno di un mese fa ad Aurora, in Colorado, Ashawnty Davis si è tolta la vita. Aveva 10 anni. Un caso che sarebbe forse passato sotto silenzio oltreoceano se i social network non avessero condiviso la denuncia dei genitori: “E’ stata uccisa dal cyberbullismo”, hanno dichiarato ai media e scritto online. In quel caso, come accade spesso purtroppo, un video era stato usato dai compagni di scuola per mortificare la bambina e nulla era stato fatto per difenderla, a detta di famiglia e amici. Oggi invece Keaton può essere orgoglioso di essere visto da migliaia di utenti pronti a sostenere la sua causa e quella di tanti altri come lui. Un piccolo grande aiuto, anche se c’è ancora molto da fare.