La presenza femminile nelle università italiane è superiore a quella maschile. Ma per ridurre il gap di genere nella carriera universitaria, a Milano, si sono mossi gli stessi atenei. Lo svela il Corriere della Sera in un articolo di Elisabetta Andreis e Federica Cavadini. Il Politecnico, presenta un programma di aiuti per studentesse e dottorande, la Bocconi lancia un piano per le carriere delle docenti e l’università Bicocca inaugura una scuola dell’infanzia interna. Le università milanesi ripartono dalle donne insomma. E benché le quote rosa stiano crescendo tra i docenti, restano velocità diverse: fra professori ordinari e associati le donne sono ancora in minoranza.
È così alla Statale come alla Iulm: se fra i ricercatori sono una su due fra i docenti la percentuale scende, intorno al 37 per cento. Ha numeri diversi soltanto il Politecnico dove la presenza femminile è bassa anche fra le studentesse come fra i ricercatori, e tra i professori poi si ferma appena al 28 per cento. “Sulle carriere accademiche vincono ancora i maschi e non è una questione di merito. Servono interventi mirati perché salga il numero delle docenti anche sulle posizioni di primo piano”, dice Antonella Sciarrone, prorettore alla Cattolica. E spiega: “In caso di gravidanza o parto recente si dovrebbero prevedere proroghe per la presentazione di progetti di ricerca. In altri Paesi europei questi aiuti ci sono”. Alla Bocconi il nuovo piano sulle carriere accademiche è stato presentato dal rettore Gianmario Verona “per ridurre gli effetti del cosiddetto soffitto di vetro”: per chi ha rallentato a causa dei carichi familiari, siano bimbi piccoli o genitori anziani, sei mesi di sabbatico retribuito da dedicare alla ricerca e un finanziamento al progetto da 5 mila euro. “Tutte le università dovrebbero fare pressione sul governo — è l’appello di Sciarrone — altrimenti il rischio è che queste iniziative siano esclusiva degli atenei con più risorse”. Dalle ricercatrici del Politecnico arriva anche un’altra richiesta: «Più telelavoro e lavoro agile, favorirebbero pari opportunità», dice Fiammetta Costa, impegnata al dipartimento di Design. E anche lei sottolinea: “Serve una svolta. Nel nostro ateneo fra i professori ordinari le donne sono appena due su dieci“.
Intanto l’annuncio di nuovi servizi e iniziative a sostegno delle universitarie arriva da più atenei milanesi (che ai vertici adesso contano una donna rettore, Cristina Messa alla Bicocca e anche, da poche settimane, due direttori generali: Loredana Luzzi e Raffaella Quadri, a Bicocca e Iulm). C’è la Statale che offre contributi per la retta dell’asilo e per i campus estivi e prevede anche l’iscrizione a tempo parziale per le studentesse con figli fino a 5 anni o per le future mamme. L’università Bicocca che già nel 2005 aveva aperto l’asilo nido da quest’anno ha una scuola dell’infanzia e alle lavoratrici propone anche il telelavoro. E se la Bocconi ha pensato alle carriere delle docenti all’università del San Raffaele sono stati attivati due corsi di studi sulle tematiche legate alle differenze (Gender studies e Medicina di genere, che studia l’efficacia delle terapie a seconda del genere).
Il Politecnico ha un micronido al campus Leonardo e un altro è aperto alla Bovisa. “L’ateneo poi ha appena deciso una misura a favore delle dottorande: anche in maternità riceveranno l’assegno di ricerca, che prima veniva sospeso. E si punta a riequilibrare la presenza delle donne fra i professori di prima fascia”, spiega la docente Valeria Bucchetti. Poi c’è il nuovo servizio di mentoring riservato alle iscritte di Ingegneria: “Perché le ragazze sono poche, pesa ancora il divario sulle materie Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), si devono superare gli stereotipi di genere”, aggiunge Bucchetti che al Politecnico è anche referente dell’ateneo nel Centro di ricerca interuniversitario sulle culture di genere, cui hanno aderito sei atenei milanesi. “Il Centro promuove studi e cerca di identificare quali sono gli strumenti più efficaci per sostenere le donne nella carriera accademica — dice Maria Tilde Bettetini, delegata per le Pari opportunità alla Iulm —. È una struttura unica in Italia e da un anno è operativa”. Studi, incentivi, servizi per facilitare la conciliazione fra lavoro e famiglia. Nelle università questi intanto sono impegni presi.
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