Alternanza scuola-lavoro, una prospettiva strategica per il sistema educativo e formativo italiano

In una società sempre più complessa e globalizzata, caratterizzata dallo sviluppo di un’economia basata sulla flessibilità e dalla crescente importanza del ruolo della conoscenza, la centralità della persona, lo sviluppo dei percorsi formativi più rispondenti alla sfida dei tempi, una più dinamica politica di orientamento permanente e no stretto rapporto tra mondo del lavoro e sistema scolastico e universitario rappresentano i principali fattori strategici finalizzati a perseguire un adeguato livello di sviluppo economico, sociale e civile e un maggior grado di equità e di inclusione sociale. 

Se si osservano i dati riguardanti la disoccupazione giovanile e la dispersione scolastica, ci si rende conto che siamo in presenza di un’emergenza educativa che richiede una revisione critica dei sistemi educativi, a livello nazionale, cos’ come nel Lazio e a Roma. In questa prospettiva, se si considerano gli obiettivi indicati nella strategia Europa 2020 e quelli dell’Agenza Onu 2030, la riforma dei sistemi scolastici e le attività di orientamento e di Alternanza scuola-lavoro assumono un ruolo indispensabile per migliorare i risultati scolastici, combattere le crescenti disuguaglianza e sostenere uno sviluppo che valorizzi le competenze e le aspirazioni dei giovani. 
Le recenti linee guida del MIUR per l’orientamento riconoscono la centralità del sistema scolastico nella sua interessa quale “luogo insostituibile nel quale i giovani devono acquisire e potenziare le competenze di base e trasversali per orientamento, necessarie a sviluppare la propria identità, autonomia, decisione e progettualità”. Gliassunti di base da cui muovono le linee guida mettono al centro tre importanti elementi: il cambiamento del lavoro e dell’economia; il cambiamento dell’orientamento in rsposta alle attuali esigenze della persona, della famiglia e della società; il conseguente cambiamento del modo di “orientare” da parte degli insegnanti. In altri termini, nel processo di insegnamento/apprendimento non si tratta più di fornire nozioni e sapere trasmissivo, ma piuttosto di costruire sapere condiviso e offrire strumenti critici ai giovani, in modo tale che siano capaci di elaborare un progetto di vita consapevole e responsabile. 
Per questa ragione, l’orientamento tradizionale non rappresenta più lo strumento idoneo a gestire la trasizione “sempre più critica” tra scuola, formazione e lavoro, ma deve essere integrato da una nuova impostazione capace di creare valore permanente nella vita di ogni giovane studente, garantendone lo sviluppo e il sostegno dei principali processi di scelta e di decisione, in una logica di corresponsabilità con tutti gli attori interessati: dirigenti scolastici, docenti, referenti per l’orientamento, sistema universitario, genitori, istituzioni locali.
 
Potenziare il ruolo dell’Alternanza scuola lavoro nel processo educativo 
Nell’attuale scenario sociale ed economico, fortemente differenziato a livello nazionale nei dati relativi all’occupazione e alla crescita, appare imprescindibile alimentare alimentare con energie nuove il rapporto tra istruzione, formazione e lavoro. Il rilancio di questa sinergia non può rappresentare solo un argomento su cui formulare “buoni propositi”, ma deve diventare un obiettivo irrinunciabile della politica e delle istituzioni. 
Tale affermazione è surrogata dai dati in crescita di cinque fenomine preoccupanti: la disoccupazione generale giunta ormai da tempo alla soglia critica di 3 milioni di persone; l’elevato tasso di disoccupazione giovanile al 35,4%; l’indice di nattività al 34,9%, dato ancora peggiore al Sud; la dispersione scolastica al 14,7%, nel Lazio è circa il 13%, mentre la strategia Europa 2020 vorrebbe ricondurlo al 10%; gli oltre 2,2 milioni di Neet, giovani che non studiano e non lavorano. 
Di fronte a questa situazione di “malessere” potenzialmente esplosiva, è necessaria una rivvonavata politica nazionale e regionale che coinvolga responsabilmente gli attori del sistema economico e sociale, le istituzioni educative e formative e gli stessi giovani e famiglie al fine di perseguire gli obiettivi: riposizionamento strategico industriale con esaltazione del Made in Italy, maggiore dialogo tra scuola ed università, l’obbligo di praticare stage e tirocini in ambito scolastico ed universitario, sviluppo del nuovo apprendistato, maggiore trasferimento tecnologico tra università ed imprese, rielaborazione dell’attività dei fondi interprofessionali per la formazione continua. 
 
Prof. Antonio Cocozza – Università Roma Tre

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