Il calcio nelle mani del Coni: Roberto Fabbricini commissario della Figc (sei mesi, ma non basteranno) e Giovanni Malagò commissario della Lega di A (sei mesi ma forse basteranno). Come da noi anticipato nei giorni scorsi, questa è la rivoluzione. Ha avuto coraggio Malagò: il ministro Luca Lotti, sino all’ultimo, sino a stamattina, ha cercato di convincerlo che sarebbe dovuto toccare a lui occuparsi della Figc, e così anche alcuni membri di Giunta perché ritenevano che questa fosse la via più istituzionale. Ma Malagò non ha mollato: ama le sfide, le cose difficili e poi ha grandissima fiducia in Fabbricini, che a marzo diventa anche presidente di Coni Servizi Mornati segretario generale del Coni), e ha deciso di andare nella fossa dei leoni, quella Lega di A così litigiosa, spaccata, dove si sfiorano pure le botte.
Fabbricini assicura di non essere un “carneade” e ha ragione, la sua storia sportiva è lì che lo dimostra: uno dei primi atti sarà quello di scegliere, con Costacurta, il ct della Nazionale. Mancini resta favorito. Malagò sabato va in Corea, ci starà 23 giorni, “ma non credo che quando tornerò la Lega avrà risolto i suoi problemi, anche se me lo auguro”. Non troverà un red carpet a Milano, lo sa: Lotito consulta già le carte, Cairo era contro il commissariamento ma la Juve, il Napoli, la Roma, la Fiorentina, il Sassuolo, la Samp sono tutte al suo fianco.
È l’ora di fare pulizia. Malagò dà anche una frecciata a Tavecchio: l’ex presidente Figc non avrà ruoli. Il nodo dei diritti tv potrebbe trovare una soluzione nel terzo bando d’asta, lunedì assemblea dei presidenti: molti sono contro Mediapro (vedi Spy Calcio) e a favore di Sky. Perform potrebbe offrire 160 milioni per i diritti web, Sky risparmierebbe quella cifra (nel precedente bando ne ha offerti 170) e dirotterebbe quindi la cifra sugli altri diritti. In questo caso, il cerchio sarebbe chiuso e si arriverebbe ad un miliardo. Poi, la Lega potrebbe risolvere il nodo dello statuto e nominare il suo presidente (Nicoletti favorito), l’ad (forse tocca a De Siervo), i consiglieri di Lega e i due consiglieri federali (Lotito e Marotta). In Figc il cammino sarà più lungo, fra vivai, seconde squadre, riforma dei campionati, un freno agli extracomunitari, il rilancio dei Semipro, eccetera eccetera. Ma, attenzione, Fabbricini ha le spalle larghe: è in grado di farcela. Se qualcuno lo sottovaluta, si sbaglia di grosso. Ma il grande coraggio, stavolta, l’ha avuto proprio Malagò: ha imposto questa soluzione e chissà che un giorno non sarà lui il presidente della Figc.
Ma chi è Fabbricini? Un uomo del Coni. Segretario generale negli ultimi cinque anni, romano, 72 anni è l’uomo Malagò per traghettare la Federcalcio oltre la crisi. Un passato da atleta nella categorie giovanili – fu primatista e campione italiano juniores nella 4×100 a 17 anni -, è al Coni dal 1972 e ha cominciato dopo pochissimo a lavorare alla preparazione. È stato dirigente del Coni dal 1984 e dal 1994 dirigente superiore: con questi ruoli ha partecipato a ben 15 edizioni dei Giochi olimpici (otto estive e sette invernali) e 9 edizioni dei Giochi del Mediterraneo, nonché capo missione in cinque Olimpiadi. Ha spesso prestato la sua esperienza anche alle federazioni, come dimostra, di recente, il ruolo di direttore esecutivo svolto all’interno della Federazione Internazionale di Baseball, dal 2009 al 2012. A livello internazionale è stato componente della Commissione tecnica Giochi del Mediterraneo e della Commissione “Giochi Olimpici” dei Comitati olimpici europei (Coe). Il ruolo di ‘commissario’ non è nuovo per Fabbricini che nel 2014 venne nominato come reggente del comitato regionale Coni Marche dopo le dimissioni del presidente Fabio Sturani.
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