Le elezioni del 4 marzo hanno un merito, quello di aver riportato i giovani a votare. Se fino alla scorsa settimana si parlava di un’astensione da parte dei ragazzi – quasi uno su due non sarebbe andato alle urne -, i giovani hanno smentito tali previsioni con il voto. Secondo l’analisi dell’Istituto “Cattaneo” di Bologna il dato generale dell’affluenza “è risultato in diminuzione rispetto a quello del 2013 (75,2%), attestandosi al 72,9%. Il risultato più basso della storia repubblicana per una elezione politica nazionale”. Una parabola discendente che resta negativa per le politiche dal 2006. “Tuttavia, se si confronta il dato del 2018 con quello delle altre elezioni che si sono susseguite nell’ultimo ventennio, non possiamo certo parlare di crollo, anzi”, conclude l’analisi.
Alle europee del 2014 la quota di votanti è stata inferiore al 60% (59%) e alle regionali del 2015 vicina al 50% (52%). Stavolta la percentuale non è scesa in maniera eclatante e questo è dovuto, in parte, al fatto che i giovani non sono rimasti a casa ma hanno scelto di partecipare. A confermare il quadro è un instant poll effettuato da Skuola.net su circa 1000 ragazzi tra i 18 e 21 anni a poche ore dalla chiusura dei seggi: l’86% dei ‘nuovi elettori’ – ovvero quelli che sono diventati maggiorenni da pochi anni, e non hanno avuto la possibilità di partecipare alla tornata elettorale del 2013 – ha infatti esercitato il proprio diritto di voto.
Altra dimostrazione: il Movimento 5 Stelle e la Lega che hanno “guadagnato” consensi in questa tornata elettorale sono le due forze politiche che attraggono maggiormente i giovani. Certo stiamo parlando di ragazzi con idee totalmente differenti ma entrambi gli schieramenti hanno strizzato l’occhio alla fascia meno anziana della popolazione. Anzi i pentastellati da sempre hanno investito sui venti-trent’enni usando persino strumenti di comunicazioni più vicini a loro. Nelle ultime settimane di campagna elettorale perfino le visualizzazione sui social potevano essere un campanello di allarme per Matteo Renzi e il Pd per rendersi conto del bacino anagrafico dei loro elettori: non superavano mai le 20 mila visualizzazioni, quando i suo principalecompetitor, Luigi Di Maio, viaggiava in media sopra le 50 mila. D’altro canto il Partito Democratico, la forza politica che storicamente raccoglie il consenso dei più anziani, è uscito sconfitto. Secondo Skuola.net quello dei giovani non sempre, si è trattato di un voto ‘convinto’. Sulle intenzioni, infatti, i ragazzi tornano a spaccarsi a metà: solo il 47% dice di essere pienamente soddisfatto della scelta fatta in cabina. Mentre il 52% ammette di aver votato il meno peggio: lo ha fatto, come si dice in questi casi, ‘turandosi il naso’. E l’1% ha addirittura annullato la scheda.
Un altro dato importante di queste elezioni è riscontrato nella perdita delle “roccaforti rosse”, in Toscana la Lega con il suo 17,47% non ha cannibalizzato soltanto il centrodestra ma anche voti del Pd che non sono finiti ai pentastellati (24,68%). Infatti i grillini non hanno guadagnato nulla nella regione bacino storico del Pd, nel 2013 totalizzarono 24%. Mentre l’ex Popolo delle Libertà della scorsa tornata elettorale aveva preso 17,5%, e la Lega non arrivò neanche all’1%, ora Forza Italia viaggia sul 9%. Dati che non lasciano spazio a dubbi sulla cannibalizzazione dei voti democrat che passano dal 37,5% di cinque anni fa, all’attuale 29,63%. Stessa cosa per la “scuola Marche”, dove il Pd perde oltre 6 punti percentuali a favore dei 5 Stelle e della Lega, che nella regione recentemente colpita dal terremoto e a guida democratica, pesca anche dall’elettorato di Forza Italia.
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