Valsusa, caso di tubercolosi in scuola media: ricoverata dodicenne

E’ stato scoperto per puro caso, durante gli esami di routine in vista di un intervento ospedaliero cui doveva essere sottoposta una studentessa di prima media, un caso di Tbc. Ora i genitori della scuola Anna Frank di Sant’Ambrogio, in Valsusa, temono il contagio. La ragazzina è ricoverata da oltre un mese in ospedale al Regina Margherita di Torino, ma tra i genitori dei compagni di classe e degli altri plessi cittadini in questi giorni serpeggia la preoccupazione. Della famiglia della studentessa contagiata fa parte infatti anche un’alunna della scuola elementare, che si pensava avesse potuto veicolare il virus all’interno dell’altro plesso. Fortunatamente, gli accertamenti predisposti hanno dato esito negativo: nessuno, tra i famigliari, ha la malattia attiva. L’istituto comprensivo santambrogese ha convocato ieri mattina alle 9.30, presso la scuola media stessa, un incontro cui hanno preso parte i genitori dei bimbi della sezione frequentata dalla contagiata, oltre ad alcune rappresentanze di altre classi. Il medico dell’Asl intervenuto, il dottor Cannata, ha confermato trattarsi di un caso di tubercolosi, ma a bassa contagiosità.
Rassicurazione che non ha completamente convinto le famiglie, fra cui anche quelle di alcuni ragazzi di altre classi che, nelle ore di assenza di alcuni insegnanti, vengono abitualmente smistati nelle varie sezioni. “Solo i compagni di classe della ragazza – precisa il sindaco Dario Fracchia – saranno sottoposti nei prossimi giorni ai test antitubercolari, ma possiamo garantire fin d’ora due cose: la prima, che il focolaio non è scolastico ma estraneo a questo ambiente, in quanto la ragazzina aveva uno zio contagiato, residente all’estero, da cui ha probabilmente contratto il virus. La seconda, molto importante, è che dopo il primo time test positivo, la ragazza è stata sottoposta ad esame dell’escreato salivare in tre tempi successivi diversi, tutti e tre con esito negativo”. Anche il dottor Cannata, ieri mattina, ha comunicato agli adulti presenti come un contatto minore di sei ore settimanali continuative in luogo chiuso sia ininfluente per quanto concerne il test, quindi il personale docente non sarà sottoposto al test intradermico che fornirà il responso nell’arco di un paio di giorni.

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