Maturità 2018 prima prova: La “distensione” in Italia di Moro e De Gasperi

Negli anni che seguono il Secondo Conflitto mondiale, l’Italia esce dal periodo post-bellico per entrare in una nuova fase che modifica radicalmente la fisionomia e le esigenze del Paese: quella del “boom” economico. Nonostante i benefici che la modernità e l’ industrializzazione porta con se, Aldo Moro percepisce però a livello internazionali forti tensioni e gravi rischi derivanti dalla divisione tra Est ed Ovest risalente alla recente Guerra Fredda che, come una lunga faglia che ha origine remote, spacca in due il sistema politico italiano.
Percepisce, soprattutto, i rischi prodotti dal ritardato sviluppo di questo stesso sistema politico, nei termini di una progressiva esclusione di porzioni importanti della popolazione italiana dalla dinamica democratica e dai benefici del progresso economico. Inequivocabili, in proposito, sono le sue parole rivolte ai propri colleghi di partito nel corso della Conferenza nazionale della Democrazia Cristiana, che suonano come affermazione di un principio irrinunciabile: “Nessuna persona ai margini, nessuna persona esclusa dalla vitalità e dal valore della vita sociale… Niente che sia morto, niente che sia condannato, niente che sia fuori della linfa vitale della società”.
E’ questo forte orientamento all’inclusione della componente democratica che porta Moro ad elaborare, nel 1962, la proposta politica del “centro-sinistra” e a prospettare una alleanza di governo tra democratici cristiani e socialista. Si tratta, per Moro, di una scelta necessaria al fine di allargare la “base democratica” del Paese e di “recuperare” alla democrazia fasce di popolazione che si sentono o che sono effettivamente escluse dal confronto democratico.
L’operazione si rivela molto difficile e per realizzarla Moro dovrà superare forti resistenze all’interno del suo partito e nel mondo cattolico. In tutto questo periodo, l’attenzione di Moro appare fortemente orientata a fare in modo che la “novità” rappresentata dalla nuova alleanza politica mettesse radici nella cultura sociale e politica del Paese, evitando spaccature insanabili e cercando di dare stabilità a nuovo quadro politico, anche a costo di rallentare il processo riformatore.
E’ questo forte orientamento all’inclusione della componente democratica che porta Moro ad elaborare, nel 1962, la proposta politica del “centro-sinistra” e a prospettare una alleanza di governo tra democratici cristiani e socialista. Si tratta, per Moro, di una scelta necessaria al fine di allargare la “base democratica” del Paese e di “recuperare” alla democrazia fasce di popolazione che si sentono o che sono effettivamente escluse dal confronto democratico.
L’operazione si rivela molto difficile e per realizzarla Moro dovrà superare forti resistenze all’interno del suo partito e nel mondo cattolico. In tutto questo periodo, l’attenzione di Moro appare fortemente orientata a fare in modo che la “novità” rappresentata dalla nuova alleanza politica mettesse radici nella cultura sociale e politica del Paese, evitando spaccature insanabili e cercando di dare stabilità a nuovo quadro politico, anche a costo di rallentare il processo riformatore.
A differenza di gran parte della classe politica, Moro coglie le forti trasformazioni del Paese in senso sostanzialmente positivo, riconoscendo in esse l’annunciarsi di “nuovi tempi”, il segno di una società che sta diventando più esigente e dinamica, spinta da una crescente capacità della gente comune di esprimere la propria soggettività e la propria autonomia. Proprio perché consapevole del carattere strutturale e pervasivo di questi mutamenti, Moro coglie con particolare preoccupazione i sempre più evidenti limiti del sistema politico, derivanti dalla sua incapacità di interpretare in cambiamenti e di dare loro uno sbocco nella direzione di un rafforzamento delle istituzioni democratiche.
Egli è tra i primi a metabolizzare il progressivo indebolirsi delle ragioni che erano storicamente alla base del conflitto tra Est ed Ovest e a sostenere una politica della distensione, intesa, come una strategia di lungo periodo, basata su una reciproca fiducia tra le parti. Un atteggiamento simile Moro lo manifesta anche nei rapporti tra Nord e Sud. La personalità di Moro trova in questo complesso momento storico un appoggio e un sostenitore concreto nella figura di De Gasperi che si allinea alla sua visione politica sostenendo un recupero e una “distensione” internazionale dei rapporti con le principali potenze europee per attenuare quegli attriti risalenti alla Guerra Fredda che da tempo aveva spaccato in due il paese creandone una frattura non solo politica ma anche sociale.

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