Blockchain, che cos'è e come potrebbe rivoluzionare il mondo dell'istruzione

I sostenitori dicono che la tecnologia Blockchain aiuterà ad evitare le migliaia di false lauree che vengono conseguite in tutto il mondo ogni anno. Ma non sono solo questi i vantaggi e gli utilizzi di questa tecnologia che si sta diffondendo in tutto il mondo.
Blockchain è la tecnologia che alcuni ritengono possa scuotere il sistema bancario, le valute e la natura stessa dei contratti commerciali, compresi quelli fiduciari. Può essere usata per creare una sorta di libro digitale che registra l’acquisto e la vendita, chi possiede cosa, o anche la provenienza di oggetti o beni di lusso come ad esempio diamanti. Diversamente dal database centralizzato di una banca ci sono copie di questo libro in giro per tutto il pianeta, ed è veramente molto complicato poterne contraffare i dati contenuti all’interno. L’idea della Blockchain è sicuramente quella di creare sicurezza e fiducia, ed eliminare la necessità di un intermediario per convalidare le transazioni.
La rilevanza di questo aspetto, per le università, potrebbe non essere immediatamente evidente. Ma alcuni studi fatti da accademie e istituzioni stanno ottenendo ottimi risultati sperimentando modi in cui la blockchain può essere utilizzata nell’istruzione universitaria. Nella loro forma più modesta, considerano la blockchain un modo utile per tagliare i costi amministrativi e rendere più sicuri i “registri di laurea”. In maniera più ambiziosa, invece, la blockchain potrebbe accelerare la dissipazione del concetto delle “università come istituzioni” e contribuire a inaugurare un sistema in cui i professori stessi convalidano la conoscenza degli studenti in maniera diretta.
Secondo John Domingue, direttore del Knowledge Media Institute presso la Open University del Regno Unito, la tecnologia potrebbe essere usata per creare un libro digitale di titoli accademici sicuro e pubblicamente accessibile, in base al quale le università registrano un diploma di laurea sulla blockchain, in teoria rendendo inutile per ogni azienda il dover ricontrollare che i nuovi dipendenti non abbiano mentito sui loro CV.
Il Regno Unito dispone già di un sistema centralizzato per verificare se le persone sono in possesso dei diplomi che dicono di avere: il servizio Datacheck per il grado di istruzione superiore. Il problema della frode è molto significativo: i dati più recenti indicano che circa un CV su quattro contiene bugie sui dati relativi ai diplomi.
Anche se questo metodo dovrebbe essere più efficiente dei controlli individuali delle università, costa comunque ai datori di lavoro 12 sterline per ogni controllo, possono inoltre essere necessari fino a sette giorni per essere elaborati. L’idea di base è che con la blockchain è tutto istantaneo e gratuito.
Ma non solo. Potrebbe essere un deterrente per chi mellanta titoli accademici sia in politica o nella pubblica amministrazione. In molti paesi ad ogni nuova formazione di un Governo o di un Parlamento spuntano politici con curriculum “gonfiati”. I recenti casi emblematici del Primo ministro italiano Giuseppe Conte o dell’ormai famosa ex-ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli fanno scuola. Senza dimenticare le tante lauree false ad honor o titoli rilasciati dai molti casi di università fantasma che si sono susseguiti negli ultimi decenni.
Nell’ottobre dello scorso anno, il Massachusetts Institute of Technology Media Lab ha lanciato Blockcerts, un software che spera sosterrà l’emissione di certificati accademici sulla blockchain. È alle prese con alcuni dei problemi tecnologici che si possono riscontrare, come il modo in cui divulgare solo una selezione di qualifiche che sono rilevanti per il lavoro che le persone richiedono. E già nascono start-up dedicate. A Londra Gradbase offre ai laureati un codice QR da inserire nel proprio CV, che i datori di lavoro possono scansionare per verificare le loro qualifiche. La società archivia i registri di laurea su una blockchain, il che significa che non vi sono “tempi di inattività, né singoli punti di errore nella rete”.
 

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