Bonus cultura: dal 2020 anche ai 19enni

Al via gli esami di maturita’ con la prima prova di italiano, 19 giugno 2013 a Napoli. ANSA/CESARE ABBATE

Il Bonus Cultura non è a rischio. E dal 2020 sarà esteso ai 19enni. A parlare di questa ipotesi, oltre a confermare l’incentivo per i prossimi due anni, direttamente il ministro della Cultura Bonisoli durante un’audizione in Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero. Il bonus, dunque, potrebbe diventare una misura strutturale. Negli ultimi giorni in Senato si è discusso anche del bonus cultura e, dopo vari dubbi e incertezze sul suo destino, ieri il ministro della Cultura Alberto Bonisoli ha fugato ogni preoccupazione: il progetto è confermato “e non riguarderà più solo i diciottenni”. A riportare la notizia è il sito Skuola.net. Un percorso che arriva a un primo risultato non senza ostacoli. Molte le polemiche suscitate da un eventuale rinnovo del bonus all’interno dell’attuale governo. Ma, dati alla mano, i soldi in più nelle tasche dei giovani hanno incrementato la vendita di prodotti culturali. È stato lo stesso Bonisoli a sottolineare i risultati ottenuti finora grazie all’operazione 18app: il 65% dei soldi sono stati spesi dai diciottenni per acquistare libri, il 12% per cd e musica, il 10% per concerti, il resto per teatro, danza e altre attività. Ma la volontà di mantenere questo incentivo va di pari passo con la voglia di apportare miglioramenti, imporre limiti e rinnovare il target da raggiungere.
Cosa cambia dal 2020? Se per decreto “18app” è già nella legge di bilancio, con fondi stanziati sia per il 2018 che per il 2019, è dal 2020 che vedremo i primi cambiamenti. L’intento del Ministro della Cultura, infatti, è quello di estendere ulteriormente l’assegno di 500 euro per chi compie 18 anni. Il piano prevede di far diventare il bonus cultura un progetto strutturale che possa incidere a lungo termine sulla fruizione della cultura nel nostro Paese. Per questo, all’orizzonte, sembra esserci un allargamento dell’incentivo anche ai ragazzi di 19 anni. Con l’obiettivo di farlo diventare qualcosa di strutturale e non da rinnovare ogni anno a colpi di decreto. A correggere il tiro ci penserà “una commissione di esperti, che individuerà anche il modo più corretto per farlo”.

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